LA FATTORIA DEI GENERALI *
… Dragòneon non si faceva vedere in pubblico se non una volta ogni due settimane. Quando poi appariva era accompagnato non solo dal suo seguito di cani (da riporto) ma anche da un gallo nero in uniforme da Generale, con l’intero medagliere sul petto, che marciava davanti a lui e si comportava come una sorta di trombettiere, emettendo un forte chicchirichì prima che Dragòneon parlasse.
[…]
Non si parlava di Dragòneon chiamandolo semplicemente per nome. Con stile formale, ci si riferiva a lui come “il nostro Capo”, e i maiali si divertivano a creare per lui titoli quali “il Padre di tutti gli Animali”, “il Terrore del Genere Umano”, “il Protettore dell’Ovile”, “l’Amico degli Anatroccoli” e così via.
Durante i suoi discorsi, Gazzettino parlava con le lacrime che gli scorrevano lungo le guance, della bontà del suo cuore, e del profondo amore che egli provava per tutti gli animali. Era divenuta una cosa abituale attribuire a lui il credito per ogni successo raggiunto e per ogni colpo di fortuna.
Si sentiva spesso una gallina dire a un’altra: “Sotto la guida del nostro Capo, il Compagno Dragòneon, ho deposto cinque uova in sei giorni”.
O due mucche, che si gustavano l’acqua dello stagno, esclamare: “Grazie alla guida del Compagno Dragòneon, che buon sapore ha l’acqua!”.
I maiali erano estasiati dall’astuzia di Dragòneon. (…) La superiorità della mente di Dragòneon, diceva Gazzettino, era rivelata dal fatto che egli non si fidava di nessuno.
[…]
Adesso c’erano alla Fattoria molte più creature, bestie sane e robuste, ma molto stupide. Nessuna di loro si dimostrò capace di imparare l’alfabeto oltre la lettera B. Accettavano tutto ciò che era detto loro ma non si poteva essere certi che ne capissero poi molto.
Pareva tuttavia che in un modo o nell’altro la Fattoria fosse diventata più ricca senza per questo rendere più ricchi gli animali, con l’ovvia eccezione dei maiali e dei cani.
C’era da compiere, come Gazzettino non si stancava mai di ripetere, un lavoro infinito per la supervisione e la conduzione della Fattoria, tutto ciò era della massima importanza per il benessere della Fattoria stessa, e molto di questo lavoro era di un tipo tale che gli altri animali erano troppo ignoranti per poter capire. La felicità più autentica, diceva Dragòneon, consisteva nel lavorare duramente e nel vivere frugalmente. Eppure, nè maiali nè cani producevano del cibo col loro lavoro; e ce n'erano davvero tanti e con un ottimo appetito.
Quanto agli altri, la loro vita, per quanto ne sapevano, era com’era sempre stata. A volte i più vecchi di loro frugavano nella loro fragile memoria e cercavano di stabilire se, prima dell’espulsione di Joseph the Count le cose erano state migliori o peggiori di adesso. Ma non avevano nulla a cui appigliarsi se non le cifre di Gazzettino le quali, invariabilmente, dimostravano che tutto andava di bene in meglio.
Si erano verificati eventi incresciosi, erano state diffuse idee sbagliate, ma ora tutti i dubbi erano stati spazzati via: c'erano non solo le metodologie più avanzate, ma una disciplina e un ordine che dovevano servire da esempio.
[...]
Dragòneon era soddisfatto e dichiarò che aveva anche lui qualcosa da dire e, come tutti suoi discorsi, anche questo fu breve e diretto: anche lui, disse, era contento che il periodo dei fraintendimenti fosse passato. Per lungo tempo erano circolate voci che ci fossero elementi rivoluzionari nel modo di vedere suo e dei suoi Generali.
Nulla di tanto lontano dal vero! Il loro solo desiderio era di vivere in pace e d’intrattenere normali relazioni d’affari coi loro vicini.
La Fattoria, aggiunse, era un’impresa cooperativa. I titoli di proprietà che aveva nelle sue mani appartenevano congiuntamente a tutti i maiali.
Certi cambiamenti messi in atto avrebbero certamente aumentato il livello di fiducia, e da quel giorno in avanti la Fattoria si sarebbe chiamata "Fattoria padronale".
Ci furono applausi entusiastici e un battere di piedi, e i boccali vennero vuotati fino in fondo.
Agli animali, che osservavano la scena dal di fuori, parve che stesse accadendo una cosa strana - che mai era mutato nelle facce dei maiali? - e si allontanarono quatti quatti.
Ma non si erano allontanati neanche di venti iarde che si fermarono bruscamente. Dalla Fattoria giungeva un vociare tuonante. Sì, era in corso una lite violenta. C’erano urla, pugni battuti sul tavolo, sguardi taglienti pieni di sospetto, dinieghi furibondi. Le voci gridavano piene di rabbia e tutti loro erano uguali. Non importava ormai cosa fosse accaduto alle facce dei maiali. Le creature, da fuori, spostavano lo sguardo da maiale a uomo e da uomo a maiale e ancora da maiale a uomo; ma già era impossibile dire chi fosse chi.
*adattamento da: G.Orwell, La fattoria degli animali, novembre 1943 – febbraio ,1944
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Illustrazione di Antonello Silverini, in
G.Orwell
La fattoria degli animali
trad. Luca Manini
Fanucci Editore 2021
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Sara Di Giuseppe - 6 marzo 2021
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