CARASSAX
Festival di musica moderna e creativa per saxofono
Mario Marzi – Achille Succi
(Bach con elementi di improvvisazione)
CARASSAI – Giardino Comunale – Sabato 8 agosto h 21
Altro che “oltraggio a Bach” - come scherzosamente Achille Succi definisce questo loro “omaggio”...
Bach li avrebbe abbracciati. Anzi, avrebbe inventato lui stesso il saxofono un paio di cento anni prima del belga Antoine J. Sax, arrangiando e trascrivendo per sax di sua mano, anche in chiave simil-jazz.
Mentre Carassai - per tre giorni d’agosto gustosamente ribattezzata Carassax - potrebbe diventare famosa quasi come quella Dinant dove Sax è nato, vista la qualità di questo Festival un po’ in sordina, ma stupefacente.
Marzi e Succi arrivano al Giardino puntuali come due viandanti della Francigena. Prima di aprire i loro bagagli ci guardano… è qui che si suona? Tastano la ghiaietta (scricchiola un po’), toh ci sono i leggii, le aste, i microfoni, un faro, hanno dimenticato il palco… Tanto Bach non s’incazza… quindi tirano fuori i loro 3 - 4 sax (veramente uno è un clarinetto basso color argento vecchio, più buffo del sax con quella pipetta, ma con ben 5 ottave di estensione, sarà terrificante) e attaccano subito con assaggi di musica rinascimentale e di gregoriana, tanto per prepararci alla comprensione dell’inimmaginabile che combineranno con Bach.
E infatti nelle architetture perfette di Bach innestano altre loro architetture, con fraseggi, mascheramenti, acrobazie, sovrapposizioni, inseguimenti, invenzioni sincopate e ritmiche sorprendenti. Bach pare nascondersi, talvolta quasi non lo ri-conosci. Sax che si guardano come due ciclisti in fuga su una salita, o che si inseguono perfettamente sincronizzati come quelli in pista. Di Bach saranno preludi, suite, sarabande che si trasformano ballate - che da veloci diventano lente - delicatamente.
Niente di serioso però. Marzi e Succi, che con successo suonano insieme da anni, che causa Covid devono far le prove a distanza con internet, sono due mattacchioni educati e divertenti, mica turnisti di filarmonica.
Suonano difficile, complicato, ma senza ansia, quasi giocano: fingono di andare ognuno per conto proprio, Marzi che se ne esce - in slang sanmarinese - con “questo pezzo è bello ma a me non piace…” e Succi - in modenese - “ah, c’è da spostare una BMW, targa…” e Marzi “ma sì, facciamo questo pezzo qua, lui (Mario) ci tiene…”
L’ultimo pezzo “sacrilego” - che “potrebbe essere un oltraggio, non un omaggio a Bach” - fanno finta di non sapere o di non ricordare come finirlo, infatti lo allungano un po’ - è una specie di ballata con l’inaspettato stranissimo accordo conclusivo detto di “tierce” o di “quarta di Piccardia” (dopo me lo son fatto spiegare, ma non sono sicuro di aver capito): dissonanza ottenuta aggiungendo una nota ibrida, che - ZAC - Bach ogni tanto usava per finire in maggiore un accordo minore, per dare un po’ di allegria… (questo l’ho letto)
PGC - 14 agosto 2021
Che bel commento! dotto e interessante e interessato....c'era dunque chi ascoltava con molta attenzione! grazie...Sibilla Arte ringrazia dell'apprezzamento.
RispondiEliminaAdriana Braga - Sibilla Arte
Bravi i musicisti. Bravi gli organizzatori.Complimenti. E avanti tutta
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