Le “Fonti” di Ripa peggio della Via Gluck
Non siamo nella Milano del 1966 in preda a quella comprensibile ansia di costruire.
Ma Questa è la storia: non del Ragazzo della via Gluck, bensì del nostro paese quaggiù, che continua a farsi male da solo.
Sono gli stessi ripani che violentano le loro “Fonti”, sono i politici e gli amministratori ripani che “restaurandole” (e facendole “belle”, c’è pure chi lo dice!) le massacrano, dopo aver lasciato per decenni nel più assoluto degrado il loro gioiello cinto di mura del XV sec.
Oggi, grazie a questa gente qua, ammiriamo:
- Le lunghe gradinate in mattoni del teatro all’aperto affogate con tonnellate di cemento (verniciato al quarzo color merda, oh yes). Così l’acustica va a farsi benedire per sempre.
- Le belle recinzioni di legno - che mai conobbero manutenzione - sostituite da ringhierine di ferro (color merda, oh yes) tenute su con degli “stop”
- La rigogliosa vegetazione circostante rasa al suolo o massacrata con cattiveria, quando bastava di tanto in tanto saperla potare.
- E adesso, l’ultimo scempio: l’affettuosa strada brecciata che scende alle Fonti malamente sbrodolata d’asfalto, quando bastava pulirla. Un fiume nero, solidificato, che “alimenta” le Fonti.
Lavori effettuati - come sempre nel nostro territorio - con ignoranza, incompetenza e arruffoneria, rastrellando soldi pubblici e senza infrangere nessuna legge, si capisce. Perfino con l’approvazione dell’occhiuta Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio delle Marche che anche lei verrà a pavoneggiarsi all’inaugurazione, a respirare catrame e cemento. Ma per una volta non morirà. Mentre noi…
E no, se andiamo avanti così, chissà /come si farà /chissà /chissà / come si farà… *
*A.Celentano, Il ragazzo della via Gluck, 1966
PGC - 7 agosto 2021
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