Perché un tempo - a scuola, in collegio, al militare, nella vita - i piagnoni li si guardava storto?
Maschi “pappemolli”, “piangono le femmine”, era l’assioma. Piangere - senza esagerare e raramente a dirotto - era tollerabile solo per un lutto stretto e per faccende gravissime: tirar su col naso e poi girarsi di spalle, respirare forte, ingoiare, cercare aiuto al fazzoletto (di stoffa a righe o a quadri, di carta ancora non c’erano) per finalmente risorgere nuovo come prima… “mica piangevo”… Senza andare dallo psicologo che non c’era, eravamo come allenati a non piangere. Specie in pubblico. Si piangeva - segretamente - quando si era tristi, sofferenti, disperati, distrutti da un evento improvviso, bocciatura, tradimento, morte del gatto (io per la mia gallina nera). Si piangeva al buio, leggendo “il libro della giungla”, al cinema, nelle cabine telefoniche… C’era poca tivvù.
Poi ci siamo evoluti, con sempre più tivvù.
Cosicchè, dopo i fluviali pianti di gioia (!) delle Olimpiadi - dove ci siamo convinti che almeno quelli sul podio avevano i condotti lacrimali possenti come acquedotti romani, dove abbiamo visto mascherine zuppe e non pioveva, e non era morto nessuno - ci è toccato Messi.
Messi, il Messia del calcio. Poveretto quanto ha pianto l’altro giorno il Messi, al pensiero di dover emigrare per campare, di lasciare in lutto gli amici inconsolabili, di costringere famiglia e figli allevati tra gli stenti ad abbandonare Barcellona per Parigi… E come non piangere anche noi, a quella gloriosa conferenza stampa mondiale a reti unificate, che neanche l’eterna telenovela spagnola “Anche i ricchi piangono” ci riusciva alla milionesima puntata.
Oggi Messi già ride, meno male, che consolazione. L’usignolo-del-calcio che piangeva frignando come un usignolo, adesso festeggia e ride senza una lacrima con la nuova maglia n.30 sventolando il nuovo contratto milionario. Ma lui, dicono trionfanti i giornali in un’alluvione di saliva, è il più forte proprio perché nella sventura non ha avuto paura di piangere in diretta, senza nascondersi, senza vergogna (sic). Che uomo! ILLACRIMOR, ERGO SUM / Piango, dunque sono. Tiè!
Voi no, voi perdenti no, voi se piangete non vale. Avete presente “io so’ io e voi non siete un cazzo”?
PGC - 11 agosto 2021
Maschi “pappemolli”, “piangono le femmine”, era l’assioma. Piangere - senza esagerare e raramente a dirotto - era tollerabile solo per un lutto stretto e per faccende gravissime: tirar su col naso e poi girarsi di spalle, respirare forte, ingoiare, cercare aiuto al fazzoletto (di stoffa a righe o a quadri, di carta ancora non c’erano) per finalmente risorgere nuovo come prima… “mica piangevo”… Senza andare dallo psicologo che non c’era, eravamo come allenati a non piangere. Specie in pubblico. Si piangeva - segretamente - quando si era tristi, sofferenti, disperati, distrutti da un evento improvviso, bocciatura, tradimento, morte del gatto (io per la mia gallina nera). Si piangeva al buio, leggendo “il libro della giungla”, al cinema, nelle cabine telefoniche… C’era poca tivvù.
Poi ci siamo evoluti, con sempre più tivvù.
Cosicchè, dopo i fluviali pianti di gioia (!) delle Olimpiadi - dove ci siamo convinti che almeno quelli sul podio avevano i condotti lacrimali possenti come acquedotti romani, dove abbiamo visto mascherine zuppe e non pioveva, e non era morto nessuno - ci è toccato Messi.
Messi, il Messia del calcio. Poveretto quanto ha pianto l’altro giorno il Messi, al pensiero di dover emigrare per campare, di lasciare in lutto gli amici inconsolabili, di costringere famiglia e figli allevati tra gli stenti ad abbandonare Barcellona per Parigi… E come non piangere anche noi, a quella gloriosa conferenza stampa mondiale a reti unificate, che neanche l’eterna telenovela spagnola “Anche i ricchi piangono” ci riusciva alla milionesima puntata.
Oggi Messi già ride, meno male, che consolazione. L’usignolo-del-calcio che piangeva frignando come un usignolo, adesso festeggia e ride senza una lacrima con la nuova maglia n.30 sventolando il nuovo contratto milionario. Ma lui, dicono trionfanti i giornali in un’alluvione di saliva, è il più forte proprio perché nella sventura non ha avuto paura di piangere in diretta, senza nascondersi, senza vergogna (sic). Che uomo! ILLACRIMOR, ERGO SUM / Piango, dunque sono. Tiè!
Voi no, voi perdenti no, voi se piangete non vale. Avete presente “io so’ io e voi non siete un cazzo”?
PGC - 11 agosto 2021
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