Che gonfia di vane sequele
Le vele le vele le vele…
E tesson e tesson lamento […]
(Dino Campana, Canti Orfici)
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San Benedetto T.
Ma queste vele sambenedettesi non hanno profumo di mare né schioccano al vento, non conoscono scricchiolio di cordami e cullare di onde. Hanno tanfo pre-elettorale e puzzo di nafta, sono l’orrenditudine di camionacci - “camion-vela” li chiamano, che è già un ossimoro - con su appiccicati i faccioni dei candidati.
Se fossi una vela marinara m’incazzerei parecchio.
Percorrono la città a passo elettorale – dieci metri ogni dieci minuti – rallentano più d'un bradipo, fino a fermarsi col freno a mano tirato in punti strategici fingendo che ci sia una coda; ti feriscono occhi e orecchie mentre ti chiedi: perché uno dovrebbe votare quei faccioni a passeggio?
A volte li accompagna la fonica a mille watt che annuncia il comizio di questo o l’incontro di quello coi cittadini del quartiere ics, alle ore ipsilon, in piazza zeta: e ti sembra di entrare a capofitto nello sketch Annunciazione Annunciazione! – “Tu Mari’, Mari’, fai il figlio di Salvatore…” di Troisi e Arena.
Non bastassero le vele, ci penserebbero gli slogan a farci entrare in depressione: da Ascoltare le ragioni degli altri, a Prendiamoci cura della città, a Cambiare si può, a San Benedetto pronta per il futuro con la Lega (eccaallà), a Conta su di me, a Cresciamo e facciamo insieme, a Uniamo ciò che gli altri hanno diviso (qualunque cosa voglia dire), a Possiamo cambiare passo (questa è figlia di Figliuolo)… Il manuale della perfetta vacuità veleggia per le vie cittadine.
Altro che il veleggiare visionario e orfico di Dino Campana.
Magari ci scrivessero una poesia, su quegli spazi, invece di brutti slogan e brutti faccioni al photoshop che si sforzano d'essere piacioni; chi leggesse i versi si soffermerebbe attento, forse avrebbe un motivo per votare (se il candidato ama la poesia, sarebbe l’assioma, non ha un animo rozzo…).
Com’è noto il peggio viene sempre dopo, ed ecco che alle vele e agli slogan si aggiungono gli “spettacoli d’arte varia” come nei teatri di una volta: non (ancora) l’uomo elefante o la donna scimmia o il mangiatore di fuoco bensì la ragazza-sui-trampoli-che-si-sbraccia sventolando-una-bandiera in mezzo a frastuono e musicacce per il candidato Ics.
È senza risposta il perché lo spettacolo della ragazza-sui-trampoli-che-si-sbraccia-sventolando-una-bandiera dovrebbe mai indurre il cittadino Ipsilon a votare il candidato Ics per il quale la ragazza-sui-trampoli si sbraccia e sventola.
Poi ci sono i candidati-sindaco che rispondono su di un palchetto in strada alle domande pre-stampate dei cittadini: ascoltarli è un’imperdibile esperienza antropologica, e c’è perfino il candidato sindaco Ics - quello per il quale la trampoliera si sbraccia - che le risposte le legge, scritte su un pezzo di carta. Così sappiamo che sa leggere.
Poi c’è che mentre nella civile Germania voteranno soltanto un giorno - oggi, domenica - e solo fino alle 18, e sono niente meno che elezioni politiche nazionali, da noi di giorni ce ne vogliono due per le amministrative locali parziali, e nel primo giorno si va avanti fino alle 22 se mai a qualcuno gli si facesse tardi nel tornare dalla spiaggia. Mostreremo altresì la nostra spettacolare modernità usando scatoloni di cartone marron e matite copiative fuori commercio che quasi non scrivono: severamente da restituire dopo l’uso, beninteso.
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Dementocrazia e mediocrazia si alimentano reciprocamente, mettendo in scena uno spettacolo da cui è esclusa ogni persona che non sia disposta a recitare il copione stabilito.
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Sara Di Giuseppe - 26 settembre 2021