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“Nessuno dei vecchi sogni era stato messo da parte. Si credeva ancora nella Repubblica degli Animali.
(…) Nessuna creatura chiamava “padrone” un’altra creatura. Tutti gli animali erano uguali.”
(G. Orwell, La fattoria degli animali, 1943/44)
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All’inizio dell’anno 2022 nella Fattoria si rese necessario eleggere un Presidente. C’era un solo candidato, Dragoleòn, il quale fu eletto all’unanimità. Furono dedicati alle celebrazioni due giorni interi. Ci furono canti, discorsi, e ogni animale ricevette come dono speciale una mela, gli uccelli due once di grano e ogni cane tre biscotti.
Nel frattempo, alla Fattoria la vita era dura. L’inverno era freddo e il cibo sempre più scarso. Le razioni furono ridotte, tranne quelle dei maiali e dei cani.
CorrierStamPubblica spiegava che una parità troppo rigida nelle razioni avrebbe nuociuto alla causa, e quali che potessero essere le apparenze, si sarebbe dimostrato che non c’era penuria di cibo, che da quando c’era Dragoleòn gli animali avevano più avena, più fieno, più rape di quanti ne avessero avuti prima, e che lavoravano meno, che l’acqua che bevevano era di qualità migliore, che vivevano più a lungo, che una più alta percentuale dei piccoli superava l’età critica dell’infanzia, che pativano meno la presenza delle pulci.
Gli animali credevano ogni singola parola. Sapevano che la vita di oggi era aspra e misera, che spesso avevano fame e freddo e che, tranne quando dormivano, erano al lavoro. Ma senza dubbio le cose erano state peggiori nei tempi andati, come CorrierStamPubblica non mancava mai di puntualizzare, ed essi erano lieti di crederci.
Ora c’erano più canzoni, più discorsi, più processioni. Dragoleòn aveva ordinato che una volta alla settimana si tenesse una “Dimostrazione Spontanea”: all’ora stabilita gli animali sospendevano il lavoro e marciavano con i maiali in testa, recitavano poesie in onore di Dragoleòn, cui seguiva un discorso celebrativo di CorrierStamPubblica. Le pecore erano le più ferventi devote alla “Dimostrazione Spontanea”, ma nel complesso a tutti gli animali piacevano queste celebrazioni e tra le canzoni, le processioni, le liste di cifre di CorrierStamPubblica, lo sventolio delle bandiere, essi riuscivano a dimenticare di avere la pancia vuota.
Solo il Corvo favoleggiava dell’esistenza di una terra felice, sosteneva di averla vista in uno dei suoi voli più alti, e molti degli animali gli credevano: la loro vita era piena di fame e fatica, non era forse giusto e sensato che da qualche parte esistesse un mondo migliore?
Un giorno gli animali videro uscire Dragoleòn, maestosamente eretto sulle zampe posteriori, che lanciava intorno occhiate piene d’alterigia. Reggeva con la zampa una frusta. Poco dopo videro che sulla parete, dove prima c’erano i Sette Comandamenti, campeggiava una scritta con un unico comandamento. Diceva:
Tutti gli animali sono uguali
Ma alcuni animali
Sono più uguali degli altri.
Dopodichè non parve strano che il giorno seguente i maiali che sovrintendevano il lavoro ed erano il cervello della Fattoria, reggessero tutti una frusta nella zampa. Quella stessa sera, dalla casa padronale, giunsero grandi risate e canti. Avvicinatisi in punta di zampa, gli animali sbirciarono dalla finestra e videro Dragoleòn, con una mezza dozzina dei maiali più eminenti, che brindava col signor Bonomington, della Fattoria di Confindwood.
Questi, in piedi col boccale in mano pronunciava parole di elogio per la disciplina e l‘ordine che aveva osservato nella Fattoria degli Animali, e credeva d’essere nel giusto se affermava che gli animali più umili della fattoria lavoravano di più e ricevevano meno cibo di tutti gli altri animali della nazione: un esempio che avrebbe dovuto essere seguito da tutti.
Infine, dopo essersi quasi strozzato, tanto era sopraffatto dall’allegria, e mentre i suoi doppi menti si facevano paonazzi, riuscì finalmente a gridare con entusiasmo “Se voi dovete contendere con i vostri animali più umili, noi dobbiamo contendere con le nostre classi più umili”: e a questo bon mot tutta la tavolata proruppe in una risata ancor più fragorosa; ancora un volta il signor Bonomington di Confindwood si congratulò con i maiali per le scarse razioni che davano, per le lunghe ore di lavoro e per l’assoluta mancanza di condiscendenza che dimostravano. Ci fu un rinnovato, allegro batter di mani e i boccali furono vuotati fino in fondo.
Nessuno si accorse degli animali che guardavano fissamente dalla finestra…
(…)
(quasi nessun) Saccheggio da “La fattoria degli animali” di George Orwell
Illustrazione di Antonello Silverini, in
G. Orwell
La fattoria degli animali
Fanucci Editore 2021
Sara Di Giuseppe - 27 dicembre 2021
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