CIVITANOVA DANZA 2022
XXIX Festival nel nome di ENRICO CECCHETTI
JACOPO GODIANI & DANCERS
“RITRATTO D’ARTISTA”
CIVITANOVA MARCHE – TEATRO ROSSINI – 8 LUGLIO 2022 , h 21.30
foto AMAT Marche |
“Non si può mentire quando si balla, perché la danza è lo specchio puntuale e sincero di quello che siamo e di quello che possiamo diventare”. [Stefania Napoli, Il giornale della danza, 1 luglio ‘22]
Se questi danzatori fossero uccelli non saremmo sorpresi del loro volo, del disegnare l’aria sfidando il peso e la gravità, ne osserveremmo incantati ma non stupiti la grazia aerea. Li invidieremmo, certo. Ma qui ci sono tavole di palcoscenico, e quinte e poltrone e nessun cielo. Eppure volano, i danzatori, come avessero rubato alla natura la perfezione che è negata all’umano, al mondo animale segni musicali e codici di millenaria sapienza. Per questa ammaliante Dresden Frankfurt Dance Company diretta da Jacopo Godiani – eccellenza italiana volata oltre confine – la “musica del corpo” di cui parlava Balanchine non è solo fusione di linguaggio fisico e architettura musicale: è anche rigore classico, è sofisticata tecnica spinta quasi oltre il limite fisico dei danzatori. Vi è l’eco visionaria di Forsythe, con cui Godiani ha danzato e che lo ha preceduto nella direzione della Compagnia fino al 2015: vi è quel concepire l’arte coreutica come riflessione che trascende la danza stessa e interagisce coi linguaggi più diversi, della filosofia e dell’antropologia, della biologia, della biomeccanica e altro. Sulla scena, che per questa antologica dei migliori lavori internazionali di Godiani rinuncia volutamente ai consueti complementi - costumi, giochi di luci, installazioni - protagonisti assoluti sono gli interpreti con la loro fisicità energica che somma rigore geometrico e sinuosità, che di continuo fluisce dal ritmo convulso al disteso: diresti che i corpi siano disarticolati, ignari di gravità come gli uccelli in volo, fluttuanti come creature di profondità marine.
Un alfabeto di movimento tanto sapiente nell’infinitesimo dettaglio quanto apparentemente naturale e fluido: sorprendente com’è nel mondo vegetale e animale il coordinarsi e sincronizzarsi secondo codici misteriosi e perfetti, inaccessibili all’umano. Lo spazio intorno ne viene ridisegnato, totale è la simbiosi col tessuto musicale che trascorre - impegnativo, mai facilmente accattivante - da Mueller/Rössert a Walton, a Dynes, a Takemitsu, a Barrios Mangoré e giunge infine a Bach.
La danza ne accoglie l’invito e la provocazione: perché musica e coreografia insieme interpellano lo spettatore, ne stimolano la riflessione sulle irrisolte complessità del nostro essere, e il richiamo al classico - come soprattutto in BACH OFF! - lancia una sfida alla mediocrità delle forme espressive di una contemporaneità che Godani non esita a definire “abbrutente”.
“Incontro generazioni che non sanno cos’è un dipinto di Raffaello”, confida in un’intervista. Ecco dunque che attualizzare il classico, far sì che anche attraverso la magia ineffabile e la corporeità della danza esso ci parli dell’uomo e della sua complessità e grandezza, è lo splendido messaggio di questo spettacolo.
E se vano è immaginare che ciò scalfisca l’irrilevanza culturale dell’oggi, il vuoto spinto della “generazione Maneskin” tambureggiato dai media, il mercato che tutto ingoia come le tre gole di Cerbero, è comunque la magnifica utopia di chi lucidamente sa, come Godani, che “non c’è più niente a cui correre dietro”. |
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