CIVITANOVA DANZA 2022
XXIX Festival nel nome di ENRICO CECCHETTI
DAVIDE DATO & SERGIO BERNAL
Duets and Solos
CIVITANOVA MARCHE – TEATRO ROSSINI – 15 LUGLIO 2022 , h 21.30
“È danza, è teatro, o è semplicemente vita”
(Pina Bausch)
Se una sera d’estate, in teatro, grande danza e grande musica s’incontrano, allora sì, puoi fermarti: “Rilàssati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero…”.
Hai trovato qualcosa di bello.
Sono solo cinque, gli interpreti quest’oggi al Rossini: due musicisti – pianoforte e violoncello – e tre danzatori, eppure la scena nuda - solo palco, fondale e quinte - è colma come vi fossero un’orchestra e l’intero corpo di ballo del Bol’šhoj. Ti lasci rapire di buon grado, dimentichi le penitenziali poltrone dove più che sederti sei precipitata e da cui a fatica tornerai eretta, sopporti il ticchettio del vicino che si sventola, l’aria condizionata che non c’è o se c’è ha dimenticato di esserci.
Pianoforte e violoncello - gli eccellenti Maurizio Baglini e Silvia Chiesa - s’intrecciano e s’inseguono con maestria nei momenti solo strumentali: dal “Lied senza parole” di Felix Mendelssohn Bartholdy in apertura, alle melodie di Chopin, all’andante di Rachamaninov, a Paganini - Liszt.
E poi la danza. E loro.
Hyo Jung Kang: farfalla danzante in duo con Davide Dato, pura grazia pienamente fusa all’armonia musicale negli assolo; magnifico cigno morente nella coreografia di Fokine con musica di Saint-Saëns; creatura aerea che danza col corpo ma anche col volto e con ambedue disegna il dramma o la gioia, l'amore e la pena.
Davide Dato: che dall’impeccabile rigore classico su armonie chopiniane trasmigra fino alla lievità maliziosa, diavolo rosso che duetta col violoncello, scherza con le arie di Bach, disegna arabeschi di passi e ridefinisce lo spazio tra sinuosità e perfezione geometrica; gioia di esistere fatta danza, che diviene energia e fisicità prorompenti nel conclusivo duo con Sergio Bernal, Folia de Caballeros, su musica di Corelli.
Sergio Bernal: astro del Ballet Nacional de Espagna, tragico abbagliante cigno maschile coreografato da Ricardo Cue, che in ogni infinitesimo guizzo del fisico scolpito concentra la grandezza dell’agonia e il mistero della morte; che declina il Bolero di Ravel nella vertigine di un flamenco tanto raffinato quanto sensuale e prorompente; che nel finale duetto dialoga con Dato a suon di virtuosismi, scanzonato e sapiente duello di eleganza, energia, vitalismo gioioso.
Celebrare la gioia di tornare alla danza e alla musica - pur ancora nella precarietà del presente - era la promessa, mantenuta, di questi artisti: ma essi hanno fatto di più, hanno tessuto una trama coreografica di classica perfezione nella quale si affaccia – sorridente o malinconico, drammatico o gioioso – tutto ciò che in fondo è, ancora e sempre, “semplicemente vita”.
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