Paolo Jannacci & Band “In concerto con Enzo”
Paolo Jannacci voce e piano Daniele Moretto tromba e flicorno Stefano Bagnoli batteria Marco Ricci basso elettrico
SANT’ELPIDIO A MARE – Teatro Cicconi 29 luglio 2022 (Sant’Elpidio Jazz Festival)
*[”Com’è difficile” - Luigi Tenco, 1965]
Invece, sembra che per Paolo Jannacci non sia per niente “difficile” suonare bene. Anzi, pare che per lui sia “facile” trasformare il suo “contiano” pianoforte a coda lungo, nero in un’orchestra, ri-arrangiare l’intero repertorio del padre dopo averlo elaborato in decine di modi diversi, dirigere con autorevole allegria la “vecchia” Band che fu già dell’Enzo, cantare e raccontare e presentare “alla Enzo Jannacci”, ma diversamente, gustosamente. Altro che le cover.
Ma già 13 anni fa, al Teatro Comunale di Teramo, ragazzo-Paolo era grande: come arrangiatore, musicista-polistrumentista e direttore artistico dell’affollata (circa 10 elementi) Band paterna. Lui stava solo un po’ defilato. Del prezioso e corposo doppio CD “THE BEST” (35 brani) allora in uscita, aveva perfino curato la fotografia, le registrazioni e la produzione. Pensavo: ragazzo, cosa mai di difficile devi imparare ancora...
Certo, Paolo ha frequentato di sponda gente “difficile”. Gino Paoli, Luigi Tenco, Fabrizio De Andrè, Umberto Bindi, Paolo (e Giorgio) Conte, Giorgio Gaber, Bruno Lauzi… sanno/sapevano dove abitava l’Enzo, mica ci andavano solo per un tè. Da questi personaggi del nostro paradiso, la premiata ditta Enzo & Paolo Jannacci ha assorbito il bello e il difficile. Aggiungendoci del proprio, con garbo.
Suonare bene cose difficili significa anche scegliere “cosa” suonare, conoscerne il valore intimo nascosto, capirne i messaggi, i problemi, impegnarsi per trasmetterli a chi ascolta con note semplici o complicate, tempi ritmici improbabili, ma sempre ad alta densità emotiva. Musica minimalista ma anche no. Infatti Paolo, ah se ne adopera di note (pure troppe), nessun tasto resta impolverato.
Quell’inizio di concerto: quell’inedito e sorprendente turbinìo di suoni di ogni frequenza, con subliminali tracce e richiami a grandi pianisti e grandi interpreti, ma con fuoco e fragilità di ragazzo già carismatico. Morbido, pensoso, rutilante, energico Jazz. Tutto e solo col pianoforte a coda lungo, nero, la band aspetta e occhieggia dietro le quinte.
Quando entrerà sul palcoscenico di legno - “che è meglio delle pietre o dell’asfalto di una piazza, anche se qua fa un caldo boia” - saremo tutti con Enzo.
Com’è difficile suonare bene, ascoltare bene, capire bene…
Ci vuole orecchio piripiripiri… piripiripiri…
E la vita l’è bela l’è bela
basta avere l’umbrela l’umbrela
che ti ripara la testa
è finita la festa.
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