Nella mia furtiva foto di stamattina attraverso i vetri, la sua piccola bottega-laboratorio chiusa appariva opaca e triste, più confusionaria del solito. Sarà che Mariano coi suoi giovanissimi 90 anni da un po’ di giorni non ci andava. Mentre ancora stasera la sua minuscola panchina lì fuori lo aspettava, con dei fiori…
Purtroppo Mariano difficile che torni. Sta scritto sul manifesto.
E adesso, a chi porteremo ad aggiustare i nostri piccoli vecchi inseparabili aggeggi, che nessuno vuol più neanche guardare? Solo Mariano te li prendeva volentieri in consegna quasi accarezzandoli, gli occhi indagatori ma sorridenti, le parole d’impegno sempre quiete e gentili, ma senza promesse.
In ogni stagione, col sole della mattina, rannicchiato quasi sul bordo ma comodo, sulla sua autocostruita “panchinetta biposto con catarifrangente”, Mariano pareva che ti aspettasse. E incredibile: le auto frettolose del corso solo lì rallentavano sempre, magari buttando pure uno sguardo a sinistra cercando lui, almeno per un cenno di saluto.
Io non lo so, ma Mariano e le sue cose mi sembrano l’emblema di una certa Ripa che andrebbe gelosamente conservato. Sarebbe bello se la sua affettuosa botteguccia-laboratorio piena come un uovo, dotata di “panchinetta biposto con catarifrangente”, fosse accuratamente smontata e rimontata uguale in un museo della nostra civiltà artigiana e contadina che va perdendosi.
PGC - 17 agosto 2022
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