Romeo and Juliet
Coreografia Jhon Cranko
Musica Sergej Prokofiev
State Opera Orchestra
Teatro Nazionale
Praga
18 Ottobre 2022 h19
Perché mai vi fu storia più dolorosa
Di questa di Giulietta e del suo Romeo.
Romeo and Juliet
Coreografia Jhon Cranko
Musica Sergej Prokofiev
State Opera Orchestra
Teatro Nazionale
Praga
18 Ottobre 2022 h19
Perché mai vi fu storia più dolorosa
Di questa di Giulietta e del suo Romeo.
È un vigile urbano spaesato, nel senso che non è del paese. Lo mandano in servizio qui la domenica. Il suo Comando sarebbe a San Ginesio (MC), 91 km da qua, che farebbe parte di un CONSORZIO di Comuni scambisti (nel senso che si scambiano i vigili urbani). Tra questi anche Ripatransone.
(cfr. “I pistoleri” https://faxivostri.wordpress.com/2022/10/02/i-pistoleri/)
Solo che questo buon uomo, a Ripa porta la pistola. Evidentemente perché è abituato a portarla, nel suo Comune il Consiglio Comunale ha di sicuro deliberato la dotazione della pistola ai vigili. E probabilmente usa così anche in qualche altro Comune del suddetto Consorzio, quindi lui la sua pistola non la molla. Mai.
Già domenica scorsa 16 ottobre, incontrandolo in paese, gli avevo detto che però a Ripatransone questa norma non esiste: il nostro Consiglio Comunale non ha mai deliberato la dotazione della pistola ai vigili. Quindi i vigili esterni che occasionalmente sono comandati in servizio a Ripa dal Consorzio, non possono, anzi non devono girare armati di pistola né di qualsiasi arma da fuoco. Elementare Watson, no?
Il buon uomo, un po’ sorpreso, aveva ascoltato e forse capito (anche che non ce l’avevo con lui). Ne avrebbe parlato al suo Comandante.
Non so se l’ha fatto. Perchè stamattina domenica 23 ottobre stessa ora stessa scena (vagamente western): per Corso Emanuele di Ripatransone il nostro buon uomo, sì lui, gira armato di pistola. Sicchè, sempre con buona creanza - seppur con un pelino di impeto - gli ripeto il ritornello: A RIPA LA PISTOLA NO! Informandolo che scriverò al suo Comandante denunciando la grave infrazione. Buongiorno.
Però non finisce qui, perché poco dopo intercetto in piazza, guarda caso, proprio i Carabinieri di Ripa: automuniti, che colloquiano col vigile pistolero dal finestrino. Che combinazione, ma la faccio breve: come regolamentare cittadino dico le mie rimostranze al maresciallo a 2 strisce, che mi ascolta… con quella faccia un po’ così quell’espressione un po’ così… e per risposta mi catechizza su regolamenti, leggi, disposizioni prefettizie, regole consortili, ecc. ecc. Tradotto: attento, puoi avere torto, informati meglio (io, mica lui!), forse non sai, forse pensi male…
PGC - 23 ottobre 2022
Sissignori, ringiovanita di vent’anni in un sol giorno, è così che mi sento.
Macchè lifting, macchè intrugli cosmetici. Solo una banalissima macchina del tempo innescata dal nuovo governo e zac, indietro di vent’anni, a quando sulla scena politica imperversavano i Tajani, i Berlusconi, le di lui amazzoni Bernini, Mariaelisabettacasellativiendalmare, Santaddechè, e i La Rissa (non è un refuso), gli Urso, i Crosetto, i Fitto, le Roccella, i Mantovano e via ministeriando.
Che sensazione, signori miei, mai avrei sperato tanto.
Che altro se non del genio c’è, poi, nell’aver inaugurato nuovi ministeri - quello “del Sud e del Mare” è già un capolavoro, lo dici e senti corroborante odor di salmastro e di barconi che affondano - e nell’aver cambiato di certi altri il nome – quello dell’Agricoltura e Sovranità Alimentare già lo vedi far strage di Mc Donald’s e Kebab - e nomi e funzioni evocano un sano, maschio, vigoroso ritorno ad un passato mascelluto.
Pensiamo, fra gli altri, al Ministero della Famiglia e della Natalità, o a quello dell’Istruzione e del Merito che ricorda tanto un certo Giovanni Gentile.
Finalmente - era ora - le donne torneranno a far figli dopo essersi a lungo montate la testa, e un ministero apposito le “aiuterà concretamente a non abortire”, a stare in casa ad accudir la prole mentre il maschio caccerà carni e pelli e legna per il duro inverno senza gas.
Per far fuori divorzio e legge 194 si stanno attrezzando, intanto si lavora sodo e in fretta su teoria gender, unioni gay, unioni civili, eutanasia ecc.
Potevamo mai sperare, signori miei, in una così rassicurante impronta di clericalismo sanfedista che al confronto la vecchia cara DC ci appare un covo di rivoluzionari e mangiapreti, il cardinal Lefebvre un mite servitore della tradizione e Ratzinger col suo camauro d’ermellino bianco un progressista nato?
Se ne farà una ragione Francesco col suo misericordioso umanesimo, se ci riesce.
E finalmente, vivaddio, la scuola premierà il merito separando il grano dal loglio: ne stiano lontani quelli che non possono o non vogliono studiare, astenersi perditempo, i campi hanno bisogno di braccia, l’istruzione mica è per tutti.
Non sfuggirà il vantaggio, inoltre, di avere figure solidamente competenti nei rispettivi ministeri, per esempio alla Difesa un gigantesco maschio alfa, paccutissimo esponente della lobby delle armi; al Turismo la tenutaria di locali balneari d’alto bordo, alla Giustizia un ex magistrato fancazzista.
Da un lato, dormiremo sonni tranquilli sapendo di poter continuare a vender armi a mezzo mondo come già facciamo, incrementando anzi la nobile missione perché ci sia guerra tutto l’anno e nessun dorma, e innalzando saggiamente le spese di bilancio destinate al settore; dall'altro nessun Bolkestein al mondo potrà più attentare ai filantropici interessi e ai privilegi dell’imprenditoria turistica; dall’altro ancora la Giustizia italiota, forte di tal ministro - che mai, vanta lui stesso, da magistrato s’è trattenuto in ufficio oltre le h14 - e confortata dall’illuminata riforma Cartabia, trionferà splendente “come fiamma di piropo al sole”.
Neppure un maschio avrebbe potuto tanto. C’è riuscita lei, Lamelona-giorgia-donna-mamma-cristiana, che ora incassa l’ammirazione sperticata dei pennivendoli che fino a ieri la dipingevano come il baubau o l’uomo (ops) nero: e dunque adesso s’innalzi il peana, lei sì che è una tipa tosta, una che mette tutti in riga, una che qui comando io e questa è casa mia.
Magari nella foga dell’orgasmo collettivo sfugge ai tapini che delle donne, dei loro diritti e della loro sorte non si parla mai nella casa politica della melona; che nel suo forzuto governo con le palle i ministri donna sono appena 6 su 24 (e che donne, ahinoi…); e che comunque tutta questa gente ci ricaccia indietro d'una ventina d’anni a esser buoni.
Ma è certo una fortuna e una goduria per noi diversamente giovani, tornare a un paio di decenni fa senza bisogno di chirurgia estetica.
Sara Di Giuseppe - 23 ottobre 2022
[…]
Il vento continui a scrosciare,
Da palme ed abeti lo strepito
Per sempre desoli, silente.
Il grido dei morti è più forte.
(G.Ungaretti, Terra, 1942-1946)
L’abbiamo corta noi italiani, la memoria, e coloro che sono la nostra memoria vivente man mano scompaiono. Altri per fortuna sono ancora nostri compagni di viaggio: lo è Liliana Segre, prezioso immeritato dono che la nostra democrazia morente ci fa perché ci insegni ancora qualcosa.
La sua testimonianza di deportata ancora bambina ad Auschwitz, con la sua mano in quella del padre che non rivedrà mai più, è nel magnifico docufilm “MEMORIA” (1997, regista Ruggero Gabbai) dal minuto 29.59, e andrebbe inserita nel piano studi curricolare dalle elementari all’università:
Se non fosse così corta la nostra memoria, se non fossimo un popolo fondamentalmente di destra, intimamente fascista, non avremmo - attraverso il voto e la complicità di un meccanismo elettorale truffaldino - messo la nostra vacillante democrazia nelle mani di una grezza neo-post-quellochevipare-fascista presidente del consiglio prima di diventarlo; e la seconda carica dello stato in quelle di un (ex?)picchiatore missino oscuro come i voti optional che ha preso; e la terza in quelle di un oltranzista esponente del peggior cattolicesimo oscurantista e retrivo ma ancora non scomunicato da Francesco. Né avremmo la maggiora parte delle amministrazioni regionali e locali nelle mani di destre reazionarie e culturalmente arretrate.
Dunque alla senatrice Segre è toccato proclamare l’elezione del sinistro La Russa, in un’aula tutt’altro che sorda e muta anzi plaudente inciuciante e festante, in quel tempio della democrazia, come lei stessa ha definito, con voce giovane, l’aula del Senato; e ci ha resi partecipi della sua emozione d’essere lì, in un ottobre che le ricorda quello in cui da legge dello Stato le fu impedito di continuare a frequentare la scuola perché ebrea. Tempio della democrazia oggi abitato da clowneschi figuri plasticamente rappresentati dal discorso d’insediamento del neo eletto presidente: nauseante poltiglia di ignoranza storica, superficialità, grottesco buonismo, vergognosa mistificazione.
Agli antipodi c’è Liliana Segre, c’è il suo discorso da gigante contro quello di un nano, in quella che resterà una giornata nerissima: per quelli che si riconoscono in lei, e per lei che non avrebbe dovuto parteciparvi, con un simile esito prestabilito, tra mercati delle vacche e intrallazzi da retrobottega. I temi fondanti del suo discorso – gli stessi con cui da decenni educa (ma invano) con tenacia e passione platee di ogni età – non sarebbero andati perduti se affidati a modalità, sede, circostanza diverse. Lo sono stati invece oggi, nell’aula popolata di fantocci arroganti e ignoranti, incapaci di ascoltare e capire.
Le parole di La Russa, appena cinque minuti dopo, ne sono state la plateale, sconfortante conferma.
Ma c’è chi preferisce considerare soddisfatto gli ipocriti applausi, il mazzo di fiori esagerato e i bugiardi sorrisi a 32 denti di ceramica, fingendo di non accorgersi che Liliana Segre cercava di sparire prima possibile.
(Primo Levi – Appendice a Se questo è un uomo – Novembre 1976)
Sara Di Giuseppe - 15 Ottobre 2022
Quell’estate degli anni ’60, nella nostra comitiva c’era Marino con la sua Bianchina familiare bianca. Che fortuna. C’entravamo comodi - oddio comodi.. - anche in 6. Con quello rannicchiato tra il vetro dello sportello di coda e il fondo del bagagliaio, che prendeva la forma “a sogliola” come il piccolo motore FIAT 2 cilindri 500cc - detto appunto “a sogliola” perché posizionato sotto al pianale e raffreddato ad aria - che chissà dove la prendeva, l’aria per respirare.
Dopo la spiaggia del mattino (i bagni a ripetizione, i tuffi, il moscone, la pallavolo in acqua e il calcio a riva, i tamburelli, la “pista” sulla sabbia…), al pomeriggio s’andava per paesi qua intorno: le sagre, le culturali cacce-al-tesoro a Ripa e Montalto, i matinée al Kursaal… In 6 sulla Bianchina, gli altri su Vespe e Lambrette rimediate oppure con l’autostop. Nella “nostra” Bianchina di Marino, quando coi vetri tutti aperti ci s’arrampicava per colline, si stavache è un incanto. Atmosfere da “Topolino amaranto” di Paolo Conte prima di Paolo Conte. Senza saperlo. Anche se non era l’estate del ’46, un litro di benzina non valeva un chilo d’insalata e non c’era da aprire la capote “per guardare il cielo azzurro e alto che sembra di smalto e corre con noi”. E più non se ne vedevano, di “Aprilie”.
Marino che non poteva mancare mai, era il re di tutti, un punto di riferimento. Non solo perché guidava la sua Bianchina con rara perizia, ma perché era Marino. Non solo perché era il più bravo a pallone (un campione, specie in porta) e in ogni altro sport (mentre noi eravamo delle mezze schiappe), ma perché era Marino. Non solo perché con la sua morbida autorevolezza ci metteva tutti d’accordo, ma perché era Marino.
Fu un’estate unica e breve. Poi per tanto tempo ci perdemmo di vista, dimenticandoci. Solo negli ultimi anni, per caso, ripresi ad incontrare Marino sul lungomare di Grottammare, o vicino al Tigre. Sempre in tuta, elastico come in allenamento. Sereno e pensoso. Lo stesso sguardo, la stessa voce senza spigoli, lo stesso affetto - ti ricordi quando… e quando… Ah, Marino era sempre Marino.
PGC - 9 ottobre 2022
Potente, il termine che più si addice alla mostra di Stefano Rovai in corso all'Auditorium Sant'Agostino a Civitanova Marche. Potente nell'espressione di concetti, nell’efficacia della comunicazione, potente nel rispetto e nel grande senso civico del suo impegno, potente nell'equilibrio di oltre 140 opere esposte della sua vita professionale.
Vera e propria esplosione, come dice Andrea Rauch, esplosione di comunicazione e di bellezza. Ho solo da aggiungere... una bella persona il Rovai.
Ripassare la Costituzione!
Quindi, parlamentari piceni di mare, di terra, dell’aria, lavorate insieme, fate sentire la vostra voce. Mettete da parte le bandiere politiche e le casacche (sic) di partito, lavorate in maniera forte e coesa. Combattete per vincere. Soprattutto “intercettate” i finanziamenti e portateli qua, nel sud delle Marche. Siate furbi. Non fatevi fregare dai colleghi.
PGC - 4 ottobre 2022
Prima con Vittorio, adesso con Elisabetta che ne ha preso il testimone, Ascoli si propone come vero centro culturale della provincia. Di Vittorio Sgarbi si è appena chiusa “la ricerca della bellezza” a Palazzo dei Capitani, dopo quasi 4 mesi di apertura (palazzo magnificamente rivoluzionato al suo interno, nei colori e nelle luci, per ospitare la Collezione Cavallini Sgarbi). Ieri, 2 ottobre, sempre in Ascoli, è terminato il primo festival del fumetto “Linus”, curato e diretto dall’editrice e regista Elisabetta Sgarbi. La quattro giorni ha portato in Ascoli famosissimi maestri dell’arte del fumetto assieme a registi, cantanti, scrittori, critici e amanti del settore come: Michele Bernardi, Simone Cristicchi, Marcello Garofalo, Nicola Lagioia, Milo Manara, Lorenzo Mattotti, Toni Servillo, Davide Toffolo, Sandro Veronesi e una decina di altri autori.
I pacifici ascolani, intanto, sui cui sonni veglieranno i vigili pistoleri, avranno a loro disposizione corsi gratuiti di addestramento teorico-pratico per imparare a schivare i proiettili vaganti quando ci si trovi sulla traiettoria. Ci si avvarrà all’uopo della consulenza di cittadini comuni chiamati dall’Ucraina.
Quei vigili, inoltre, che nella formazione pistolera si saranno collocati per basso punteggio nella categoria somari, disporranno di ambulanze di pronto intervento qualora si sparino sui piedi o sui cabasisi o, come a volte (s)fortunatamente capita tra i cacciatori, si accoppino tra loro.
È chiaro che molto c’è ancora da fare, in queste nostre cittadine, per garantire l’ordine e il rispetto delle leggi e della morale comune come succedeva una volta, quando i treni arrivavano in orario e tutto funzionava, signora mia. Per i distributori automatici di olio di ricino si stanno attrezzando.
Ma ce la faremo, gli esempi edificanti non mancano in giro per il mondo e le nostre amministrazioni potranno inviare osservatori a studiare esempi virtuosi.
Potrebbero per esempio, pescando così a caso, istituire una Polizia Morale e chiamare qui dall’Iran validi addestratori.
I sindaci potranno dire, come Fioravanti ad Ascoli, che si è trattato di una “deliberazione meramente tecnica”.
Sara Di Giuseppe - 2 Ottobre 2022