“MY SECRET PLACE”
Roberto Gatto quartet
Alessandro Presti (tromba) Alessandro Lanzoni (piano) Giulio Scianatico (Contrabbasso) Roberto Gatto (batteria)
ASCOLI PICENO - COTTON LAB - 18 novembre 2022 h21
“MY SECRET PLACE”, il subliminale studio-pensatoio di Roberto Gatto, lo immagino come di sicuro è: uno spazio franco, protetto, isolato il giusto, di forma geometrica essenziale, dal tetto sghembo. Tutto rosso. Sobrio, minimale esegreto, dall’aria magnetica. Con tanti strumenti (ma i violini no). E, dentro, Gatto che suona leggero la sua batteria, vibra con lei, pensa, sorride… Solo lui. La porta socchiusa, fuori notte nera.
Ecco, arrivano quei tre. Passi felpati. Si guardano intorno circospetti, poi - senza chiedere - si scelgono gli strumenti, si accoccolano e fanno musica. Chissà “cosa”. Ma è Jazz, si capisce, che un po’ ne inventano all’istante loro stessi, ispirati. Gatto li guarda-in-ascolto come un gatto: sorveglia cosa combinano, quei loro “giochi”... Credo li annusi. Poi va a chiudere la porta. Questi giovani “gatti” son proprio bravi, me li tengo.
Ma, complice Gatto e il suo nuovo quartetto, stasera pare un SECRET PLACE pure il Cotton Lab: questo caro scatolone geometrico col tetto piatto non sghembo e neanche rosso. Avrebbe di regolamentare solo la “notte nera”, fuori. Tuttavia - almeno 2 volte al mese - è forse (non forse) l’unico posto giusto per gli irriducibili del buon jazz che “non si rassegnano a subire l’orrenda omologazione musicale dei tempi“ (copyright Roberto Gatto).
Roberto Gatto qui non è nuovo, ci è venuto a suonare molte volte, con gruppi diversi, con colleghi musicisti di fama. E’ un gatto di casa. Lo vedi dalla sicurezza con cui si muove e cammina, da come si guarda intorno, da come ci guarda. Oltre che da come suona: sempre sereno, fluido, mai uno scatto inutile, niente funambolismi.
Comanda la sua batteria come una macchina alla Munari, senza frenesia. Lo stesso i suoi musicisti. E non è jazz facile, standard, prevedibile.
Questo quartetto sembra una piccola giovane colonia di gatti guidati da un maturo gatto saggio. Freschezza, fantasia, agilità, bravura (mai ostentata), sentimento, libertà, bellezza, generosità. Anche quella generosità di Gatto a fine concerto: le commosse parole di amicizia e riconoscenza per i tanti suoi colleghi con cui ha suonato qui al Cotton, li abbraccia circolarmente con lo sguardo, sulle decine e decine di manifesti alle pareti dei passati concerti, “eh, molti non ci sono più”.
Anche confidenzialmente “generoso”, se si osserva la sua firma sul rosso CD: appena accennato e un po’ nascosto, quel fuggevole birichino gatto-musicista...