“Un giardino è cominciato, l’altro non esiste più”
VIRGINIA MORI / A cura di Alex Urso
Ripatransone – FIUTO ART SPACE – Dicembre 2023 / Gennaio 2024
Siete mai entrati in un labirinto? La domanda non vuole una risposta, ma è un pretesto per farvi guardare - intanto - come sono animati e cosa c’è dentro questi 4 labirinti di Virginia Mori disegnati con la penna BIC. Storie strane, talvolta cupe, da interpretare. Labirinti per farti pensare, per metterti qualche paura (ti puoi imbattere in un rinoceronte, ma è finto!... in un lupo-cattivo che è solo un cane… in un delitto che non c’è, in una borsa sospetta, ahi, esploderà?). Racconti fiabeschi illustrati, senza finale. Sogni intricati sulle tracce delle idee, che (non) s’interrompono e che turbano. Labirinti di foglie del tempo. Rebus. Specchi rotti che vorresti ricomporre e non sai, se non hai la calma ragionante. Altro che i labirintelli di Luna Park.
Le altre opere di Virginia, senza ulteriori labirinti da decifrare, appaiono più giocose. Ma l’imprevedibilità e il sentimento che le lega sono gli stessi, un po’ d’ansia, un po’ di mistero, un po’ d’ironia. Alla fine sono sorrisi. Una ventina di quadri di piccolo formato da meditare, per scoprire un po’ sé stessi e gli altri. Grazie alle BIC.
La BIC nera classica, Virginia Mori usa solo quella. Non solo perché è leggera, economica, universale, pratica, “eccellente nel tratteggio” e dura 3 chilometri. Ma perché è un oggetto iconico del secolo scorso, una sorta di Coca-Cola della scrittura che desiderava affrancarsi dalla noia di protagonismo a basso livello: va bene scrivere, ma perché anche non disegnare? La BIC sapeva di avere un certo fascino, quasi un diritto. Eppure, all’inizio, ai primordi del loro arrivo in Italia (a metà anni ’50), le BIC a scuola erano proibite! Perché, diventate presto il nostro oggetto del desiderio - stufi di pennini inchiostro e calamaio incorporato sui banchi - ne facemmo subito un uso sfrenato. Le BIC ce le mangiavamo! Così diventammo tutti viola, dita faccia bocca ginocchia (braghe corte sempre) più vestiti, libri, quaderni… Le prime BIC spandevano da matti. Poi a casa lava, lava, lava… Così per un anno o due a scuola niente BIC, rischiavi un votaccio o 7 in condotta.
La BIC nera di Virginia Mori mi ricorda le “matite ben appuntite” di Lisa Ponti alla Palazzina Azzurra (2001 e 2011), anche quelle “arnesi” essenziali, iconici, contenitori potenziali di arte: “suggeritori” di racconti e di favole, con animali (amici o nemici) disegnati con segni leggeri e acrobatici (tristi o che ridono), sempre comprensibili. Lo stesso spirito libero e profondo… con giardini cominciati e altri che non esistono più.
PGC a Natale, prigioniero nel mio labirinto - 25 dicembre 2023
Nessun commento:
Posta un commento