31/01/24
“Il dondolo di Frank”, Largo ai giovani… competenti e liberi!
29/01/24
“Prospettiva Van BARATTOLON” of Sentìn
[COLLETTIVA D’ARTE INVOLONTARIAMENTE PERICOLOSA]
San Benedetto del Tronto – Palazzina Azzurra Durata minimo 6 mesi (data inizio da definire)
Specialisti barattolai di CARABINIERI, GUARDIA COSTIERA (Capitaneria), POLIZIA di STATO, POLIZIA LOCALE, GUARDIA di FINANZA, PROTEZIONE CIVILE, Gruppo COMFOP Nord di Padova (Alto Comando Multifunzionale dell’Esercito), ARTIFICIERI dell’Esercito del Reggimento di Bologna, PREFETTURA di Ascoli Piceno. Più Sindaco e Ass.Cultura di San Benedetto del Tronto.
Chiusa “a grande richiesta” il previsto 7 gennaio 2024 la mostra “PROSPETTIVA VAN ORTON”: in 6 mesi ha totalizzato il record di 968 visitatori (compresi i partecipanti ai laboratori e agli eventi collaterali), che fanno l’1% degli abitanti di San Benedetto e di Ascoli, lo 0,00035% degli abitanti di Marche e Abruzzo.
Ma fortuna il contemporaneo ritrovamento alla Sentina del barattolo scambiato per bomba o mina della prima o seconda guerra mondiale…o d’Indipendenza, che ha elettrizzato l’universo delle nostre Forze di Sicurezza - per 2 settimane hanno pure montato la guardia a un…barattolo! - fatto scrivere lenzuolate alla stampa locale, tenuto sulle spine la popolazione della cerniera di 2 regioni!
Perché sarà d’obbligo, ora, organizzare quest’altra mostra “Prospettiva Van BARATTOLON” of Sentìn, ideale prolungamento dei due Grandi Eventi appena conclusi. Altri 6 mesi di cultura in Palazzina Azzurra. A base di barattoli. E’ l’Arte Moderna in prospettiva, bellezza!
Senza anticipare nulla, possiamo dire che protagonista sarà lui, il barattolo-bomba della Sentina (di autore ed epoca ancora sconosciuti), già mito e icona vintage, opera di incalcolabile valore paragonabile all’Orinatoio di Duchamp. Non si esclude una congrua valutazione da parte del sottosegretario Sgarbi, basterà stare attenti a non farselo rubare.
A fine mostra l’opera verrà collocata tra le sculture del centro o in vista mare, tra la prua di Geneviève e “LAVORARE” di Nespolo (che s’offenderà ma pazienza), mentre gli altri barattoli delle Forze di Sicurezza saranno venduti all’asta nei “laboratori di Tiro al barattolo” che si terranno en plein air giusto alla Sentina.
PGC - 29 gennaio 2024
26/01/24
SIGNORI, LE COMICHE!
Sempre gradite - specie in questo cupo presente - le occasioni di svago e di comicità che con apprezzabile frequenza ci vengono offerte dalle stanze dei bottoni, quelle abitate dalle istituzioni locali e/o nazionali. Impagabile il sollazzo, benchè involontariamente elargito.
Come, a San Benedetto del Tronto - zona Sentina di Porto d’Ascoli – quello nato da un oggetto misterioso scambiato per residuato bellico e rivelatosi - dopo settimane - essere un barattolo.
Intendiamoci: a chi di noi non è capitato, una volta nella vita, di scambiare un barattolo per una mina M41 della seconda guerra mondiale, che ci vuole… Com’è accaduto all’allarmato passante-con-cane protagonista del clamoroso rinvenimento.
Quello che più raramente capita è che Polizie assortite, Capitanerie di Porto, Carabinieri, militari dell’Esercito, Protezione Civile e chi più divise ha più ne metta, accorsi d’urgenza e consultatisi cogitabondi dopo aver allertato Prefettura e Sindaco, non abbiano riconosciuto un barattolo di ferraccio arrugginito.
E con sussiegosa autorevolezza abbiano pure accreditato l’ipotesi della mina, fino ad individuarne il tipo: una M41 della seconda guerra, o in alternativa una mina anticarro; e qualcuno in un tripudio d’ignoranza ha fantasticato perfino di prima guerra (magari d’Indipendenza).
Eppure chiunque abbia fatto un minimo di naja, pur nella sua perversa inutilità ha imparato fra i primi rudimenti a distinguere un'arma da una lampadina, un ordigno bellico da un barattolo (sennò sai che risate ogni volta...)
Ma non i Nostri: non i Capitani Coraggiosi della Capitaneria di Porto, né Polizie assortite, né Carabinieri, né militari dell’Esercito nè altri sapientoni in divisa presuntamente esperti di Sicurezza. Che con sprezzo del pericolo, coordinati dalla ligia Prefettura di Ascoli e dall'eroico sindaco di San Benedetto, si sono prodigati nel “mettere in sicurezza” la zona, nel posizionare perfino una motovedetta nelle acque antistanti (!), nello stabilire turni di sorveglianza e ronde diurne e notturne: il tutto nell’attesa (solo...10 giorni) della discesa dei Rambo-artificieri chiamati addirittura dal Veneto e da Bologna.
Ed eccoli, i salvatori della patria - nientepopodimenoche “Personale dell’Alto Comando Polifunzionale dell’Esercito con sede nella città di Padova”, mecojoni! - finalmente approdati in riviera, scoprire in un amen che la mina era un vecchio barattolo di ferro arrugginito. [Impagabile il giornalista-oscar alla comicità: il barattolo “è stato da subito ritenuto innocuo”. Nel caso avessimo dubbi sull'estremo rischio costituito per la collettività dai vecchi barattoli arrugginiti].
Le cronache non dicono se polizie assortite, capitani coraggiosi, militari dell’esercito, carabinieri, protezione civile, e naturalmente sindaco di San Benedetto e Prefettura ascolana, siano stati contestualmente e doverosamente, e magari volgarmente, mandati a quel paese dal Personale dell’Alto Comando Polifunzionale dell’Esercito con sede nella città di Padova al termine della perigliosa mission “durata pochi minuti”.
Io - mi butto a indovinare - dico di sì.
Comunque lo spero.
Davvero se non ci fossero bisognerebbe inventarli. Perché questi responsabili della cosa pubblica e questa stampa che plaudente ne asseconda ogni passo fino al ridicolo, sono pur sempre preziosa fucina di comicità, e non da ora.
Buon per noi, dunque, se il sipario degli accadimenti - locali e/o nazionali - si apre di tanto in tanto con un promettente Signori, le comiche! La risata non li seppellirà (come invece dovrebbe), questi comici a loro insaputa; né lo farà la vergogna per la figuraccia epocale; sappiamo anzi che resteranno inossidabili e inamovibili ai rispettivi posti e ruoli e divise, mentre generosamente preparano per noi altre occasioni di sicuro divertimento. A colori, forse, o in bianco e nero come nelle comiche vere del glorioso cinema muto...
Noi restiamo in fiduciosa attesa.
Rotola, rotola, rotola,
Strada facendo rotola
Gira rimbalza e rotola
(…)
Dove mai finirà?
Dove mai finirà?
(Il barattolo, Gianni Meccia, 1960)
Sara Di Giuseppe - 26 gennaio 2024
21/01/24
Oggi a spasso senza Dorfles*
Ascoli Piceno, 19 gennaio 2024. Esterno giorno, ore 11, sereno, assenza di vento, 22° C (!)
Sono a spasso perché la mostra di Omar Galliani a Palazzo dei Capitani è chiusa, pensavo fosse aperta, che stupido. Così gironzolo nel centro di Ascoli, ma per forza tra i cantieri deserti: tra gru dai mutandoni di cemento, impalcature, palizzate, tabelloni pubblicitari, transenne, tubi-innocenti, avanzi di travertini e asfalto, cataste di palletts, reti, calcinacci… più in Piazza del Popolo quei giganteschi gazebo bianchi in attesa di antichi e le palme, frittimisti e feste del cioccolato.
In giro solo sfaccendati e silenzio. Vagando con sprezzo del pericolo mi consento una tregua di classe al Caffè Meletti - cappuccino e cornetto €7.50, compro il giornale - faticando a trovare un’edicola, e depresso faccio delle foto. Povera Ascoli, sembra L’Aquila dopo il terremoto.
Piazza Arringo dopo Piazza del Popolo: la situazione non migliora, e la nuova pavimentazione di pietra indiana per elefanti fa cadere un anziano che piange per il dolore e si vergogna pure, poveretto… Ma chissà perché passo qua, ero a Palazzo dei Capitani, la macchina sta dall’altra parte, cammino pure svelto… ah, queste impressioni incrociate mi fanno ricordare di quando mi capitò d’accompagnare di corsa (!) il centenario Gillo Dorfles, che dopo la conferenza s’era intestardito a voler visitare l’antico Battistero di San Giovanni (sec.XII). E di come s’incazzò trovandolo chiuso; e di come s’incazzò ancor di più quando - trovate rocambolescamente le chiavi - vide lassù le brutte tendine delle monofore tra le ragnatele; e di come s’incazzò ancor di più per quella lucida balaustra di plexiglass intorno alla fonte, a strattoni voleva demolirla - lui, centenario! Ah, le sue “irritazioni”…
Mi dirigo verso il Battistero, toh il portone è aperto, entro. Orrido gran bazar di locandine, cartoline, ciarpame turistico, prezzi. Uno sberleffo all’atmosfera sacra del luogo, Gillo Dorfles si sarebbe infuriato come un turco (ma i Turchi, s’infuriano?) Ma il peggio è fuori, il lato opposto del quadrato di base, l’altra facciata, quella che ti trovi davanti quando entri nella Ascoli “magica”. Purtroppo non è un’allucinazione il grande totem in polistirolo di BABBO NATALE alto come mezzo Battistero! Non è allucinazione il solido pannello pubblicitario luminoso (che libereranno dall’involucro poco dopo) inchiodato alla strada a 30 cm dal sudicissimo incrostato monumento! Non sono allucinazione i baldacchini volanti del Comune (Ascoli-explorer) e delle specialità mangerecce di una locanda! E tanto altro.
Chi vuole ho le foto. Disastro Ascoli.
Meno male - per lui - che non sono a spasso con Dorfles.
PGC - 20 gennaio 2024
15/01/24
A GRANDE RICHIESTA la mostra “Prospettiva Van Orton” CHIUDE
San Benedetto del Tronto – PALAZZINA AZZURRA
14 luglio 2023 – 7 gennaio 2024 [6 mesetti]
Per il grande insuccesso, ci s’aspettava prolungassero la mostra per altri 6 mesi per chiuderla il 14 luglio 2024 con Macron a San Benedetto, mica alla Bastiglia. Invece no, A GRANDE RICHIESTA SI CHIUDE! Gli stessi gemelli Van Orton avrebbero inforcato lesti la propria moto Ducati-Scramber “customizzata” esposta in Palazzina e sarebbero ripartiti per Torino. Nottetempo, chi li ha visti.
Ma il rumore della moto ha molto allarmato le (ormai nostre) 30 anatre profughe dell’Albula dietro alla Palazzina - temevano che venissero ancora ad avvelenarle - che si son messe a starnazzare come fossero 300. Terrorizzati, i Van Orton son dovuti scappare come ladri a tutta birra verso nord in senso vietato, per fortuna non erano in servizio i vigili-pistoleri della Colonna Mobile Blu dei Monti Azzurri.
Sull’Adriatica è iniziato lo strano inseguimento, tra la Ducati e 30 anatre assatanate dietro al culo (ai culi), tra Cupra e Pedaso si sarebbero goduti la scena un sacco di vongolari! ZAC-ZAC-ZAC ZAC-ZAC… beccate multiple, feroci, dolorose. Quelli, col cavolo che tornano!
A GRANDE RICHIESTA però riappariranno nel supplemento del nostro celebre Calendario delle Miss 2024. Da inaffidabili notizie confermate ma anche no - la fonte è labile - pare che i Van Orton abbiano firmato un contrattone con la minorenne Ilona Van Oorschot (sicura miss Olanda e miss Universo 2024) e la stiano già dipingendo bavosi a 4 mani in PROSPETTIVA NUDA con il loro stile immersivo, iconico, caleidoscopico, simil gotico-cattedralesco, inter-generazionale, trasversale… (seguono altri 19 super-aggettivi by Papetti-Mori-Berardinelli).
PGC - 15 gennaio 2024
14/01/24
La bandiera più colorata e più coraggiosa
Procedimento per genocidio dei palestinesi intentato dal Sudafrica contro Israele di fronte alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja
Alla prima udienza, avvolti nelle loro scenografiche bandiere colorate come foulards, il Ministro della Giustizia del Sudafrica Ronald Lamola e il suo staff di avvocati l’hanno declamato con forza:
Nella guerra contro Hamas assistiamo all’evidente e sistematico genocidio del popolo Palestinese di Gaza, già 23.000 morti, in maggioranza civili. Tel Aviv blocca pure il cibo e l’assistenza sanitaria. Le politiche di Israele nella Striscia e in Cisgiordania, conseguenti all’attacco armato e ai crimini atroci di Hamas del 7 ottobre, non giustificano questa guerra prolungata e feroce che sta portando devastazioni immani e la popolazione civile sull’orlo della carestia. Si è passato il limite. Sono politiche nefaste, come quelle della storia di apartheid del Sudafrica. Per le gravi violazioni della “Convenzione per la prevenzione e la punizione del crimine di genocidio”, ratificata nel 1948 da più di 150 paesi, si obblighi quindi Israele a cessare immediatamente le sue operazioni militari.
Ci volevano la forza e il coraggio del Sudafrica per fare questo sacrosanto ricorso contro Israele?
Certo non c’era da aspettarselo dai guerrafondai Stati Uniti e Inghilterra, che anzi si sono subito affrettati a dichiararsi contrari, ma L’Europa che fa, dorme?
Di fronte all’evidenza dei fatti, di fronte a una Convenzione firmata da tutti, non poteva prendere essa stessa l’iniziativa? O almeno qualcuno serio, dei magnifici 27? No. Ah, si dice ci stiano pensando… Nel frattempo oggi meglio non parlarne, vediamo prima come risponde Israele, come se già non si sapesse… E il Vaticano, che parlicchia di pace pace pace come un rosario rotto, e il Papa, che è anche (inutilmente) un Capo di Stato, perché almeno non ha subito detto oh, grazie Sudafrica! (azz, dovevo farlo io…)??
O sarà bellezza e coraggio della bandiera? Quella sudafricana (giovanissima, è del 1994), la più colorata del mondo (6 colori), mi pare anche la più bella. Poi i Sudafricani hanno avuto l’apartheid, s’intendono di genocidio, fortuna quel gigante di Mandela… Sanno quanto è letale mercanteggiare le convenienze funebri delle guerre armate, quanto sono miserevoli i trucchi di quelle elettorali…
10/01/24
L’enigma della camera chiusa
ovvero
Può una/un pistola sparare da sola/o?
A dieci giorni dalla sparatoria del parlamentare pistola alla festicciola nel paesotto del biellese, non si sa ancora chi abbia fatto bum: se il fascio-deputato, se altro pistola equipollente, se la pistola stessa scoppiettante di vita propria, se la Banda Bassotti o il gatto di casa molto incazzato o nonna Abelarda decisa a divertirsi un po'.
E più i giorni passano più il mistero è fitto.
Potremmo supporre che attori e comparse, opinionisti e giornalisti, polizie assortite e tutto il cucuzzaro vogliano replicare i virtuosismi logici del “giallo a camera chiusa” e la genialità di modelli letterari come E.A.Poe o John Dickson Carr.
E che si servano all’uopo di bugie che se ne vergognerebbe pure Pinocchio; di depistaggi da Fantozzi 007; di non-so-non-c’ero-e-se-c’ero-dormivo; di finte perizie e ipotesi scombicchierate per fatti che altrove si accerterebbero in 5-10 minuti e qui sembrano il sequel di Totò, Peppino e la malafemmina.
Va da sé, allora, che in questo teatrino nessuno è all’altezza. Non che avessimo dubbi.
Anche rinunciando a interrogarsi - per carità di patria - sul q.i. dei protagonisti (fulgidi seguaci della fiammante Fratelladitaglia), qui si vola molto basso anzi si resta proprio a terra.
Intanto non c’è nessuna stanza chiusa, c'è anzi a quella festa un via vai di politici e scorte, amici dei politici e delle scorte e parenti dei politici e delle scorte che neanche la buvette di Montecitorio nell’ora di punta quindi sempre; nessuno sparatore seriale all’orizzonte, del quale i profilers debbano portare alla luce psicotiche, tenebrose pulsioni.
E dunque. Qui siamo solo, brutalmente, davanti allo specchio di un’Italia in metastasi, dove il culto delle armi - totem di ogni governo di destra - s’è profondamente incistato; un’Italia che alle spese militari destina una fetta abnorme della spesa pubblica; che di arma – primitivo infantile oggetto del desiderio, prolungamento di virilità e rivendicazione di questa – arriva a dotare per legge corpi dello Stato fino a ieri disarmati e addirittura ne prevede un'altra, da detenere liberamente, aggiuntiva a quella d’ordinanza; che con logiche inquietanti arriva ad affidare le gestione di pandemie e di catastrofi ambientali a medagliati generali pennuti.
Metastasi profonde, come la seconda carica dello Stato affidata a un dichiarato cultore di nostalgie mussoliniane; come le prassi intimidatorie che fanno “identificare” (qualunque cosa voglia dire), come in un regime sudamaricano anni Settanta, l'inerme cittadino che grida Viva l’Italia antifascista al concertone scaligero salvo sdoganare come legittima manifestazione - o al più, derubricarla a folklore – la fascioadunata con saluto romano, non oceanica ma numerosa certo e paccuta, per commemorare le vittime dell’estremismo opposto in anni feroci e terribili.
Desolatamente vano, alla luce di tutto ciò, chiedersi chi abbia sparato a chi nel paesotto fratelloditaglia sperduto fra i monti: l’italianissimo sopire, troncare… presto vi si sovrapporrà come spessa coltre.
E tuttavia, bisognerebbe che una stanza chiusa davvero ci fosse, da qualche parte: per contenere non enigmi, no certo, quelli lasciamoli ai bei romanzi di genere.
Una stanza chiusa che le contenga tutte, le innumerevoli perniciose marionette di questo tempo infelice: libere fra loro di alzare il braccio a comando, di gridare “presente”, di circondarsi di busti mascelluti, di oltraggiare ogni giorno le libertà e i diritti che sono stati amati, conquistati e sofferti. E di farlo, come succede anche ora, senza che nessun garante della Costituzione e della legalità glielo impedisca…
E dovrebbe essere grande, molto grande, la stanza chiusa.
E buttar via la chiave.
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“… Son cose (…) da finirsi tra di noi, da seppellirsi qui, cose che a rimestarle troppo… si fa peggio (…) o vengon fuori cent’altri imbrogli.
Sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire”
(A.Manzoni, I Promessi Sposi, cap.XIX)
Sara Di Giuseppe - 10 gennaio 2024
07/01/24
Coop Opera Urbino, l’Open to Meraviglia di Ripa
Magari arrivasse la Santanchè per soli 80.000 euro! Ci concerebbe per le feste. Invece di perderci nelle insulse nebbie di Ripa, vuoi mettere immaginare di perdersi nelle fascinose nebbie di Erice! Anche Ripa è un borgo medievale popolato di vecchie chiese e campanili, che però quando la stagione s’incupisce e sopraggiunge l’inverno i turisti scappano e chissà se ritornano. Anche Ripa ha ruderi di castello, vicoli - ah, “il” vicolo!
Magari Venere non c’è mai stata, però si potrebbe inventare qualcosa, chessò… che il Botticelli aveva preso una cotta per nostra Donna Bianca de’ Tharolis apparsagli in sogno (un po’ sovrappeso) incastrata proprio nel nostro vicolo più stretto d’Italia… mentre è inseguita dai normanni cattivi. Meraviglie così.
Certo, per una comunicazione così spinta e innovativa servono genio, inventiva, professionalità. Soprattutto “visione”.
A Ripa pare non li abbiamo, per fortuna ce li offre Urbino che ne ha in quantità, ad appena 80.000 euro! Affidiamoci ad Urbino! Forza Urbino! Oh, come fa bene il Comune a pagare pochi spiccioli per non impicciarsi di comunicazione turistica per 2 anni.
Però, se di sicuro con questa casereccia Open to Meraviglia urbi-ripana saremo invasi dai turisti che sbarcheranno come normanni anche dal mare, sarebbe ora di svegliarsi a fare qualcosa per l’Albergo Diffuso, osa suggerire lo sveglio giornalista.
“Ma questo non dipende solo dal Comune”. Ah, Ah, Ah… [chi ride non è il giornalista, sennò è morto].
PGC - 6 gennaio 2024
05/01/24
“Le sette noci d’oro” la nuova prodigiosa opera di Antonio De Signoribus
È appena uscito per il caratteri della Seri Editore Il nuovo libro, l’ottavo, di Antonio De Signoribus. S’intitola “Le sette noci d’oro”; è composto da tre capitoli e da ventuno bellissime fiabe.
L’autore, scrittore, filosofo, antropologo, nonché Maestro di Letteratura Fiabistica Internazionale, ha lavorato con passione e competenza su alcune pietre grezze che aveva raccolto per farle diventare delle vere e proprie pietre preziose. I personaggi delle fiabe di Antonio De Signoribus non sono esseri sovrumani, come gli eroi dei miti; sono personaggi comuni, però fortemente estremizzati: l’uno è l’incarnazione della bontà e della generosità, l’altro della cattiveria, e della ferocia. In queste fiabe non c’è, comunque, separazione tra umano e non umano: gli animali parlano e aiutano l’eroe a compiere la sua impresa.
Quintessenza, comunque, delle fiabe dell’esperto e autorevole studioso De Signoribus, è il prodigio. Mutamenti improvvisi, unguenti magici, fate buone o cattive, belle come raggi di sole ci lasciano come abbagliati, come rapiti...
“L’approfondita conoscenza - scrive Susanna Polimanti nella prefazione al libro - la vivacità della fantasia e la straordinaria ironia, rendono questo libro un classico di nuova generazione, sicuramente immortale, in grado di avvincere qualsiasi pubblico, bambini non esclusi... Durante il suo lavoro di raccolta e trasposizione, l’autore cura con particolare attenzione e spiccata intelligenza emotiva, la fruibilità dell’opera in chiave moderna. Nella narrazione traspaiono infiniti valori da difendere: la natura va rispettata perché in essa tutto ha una propria utilità; l’astuzia e l’intelligenza prevalgono spesso sulla malvagità e l’ignoranza; la lealtà e la generosità sono valori importanti dell’amicizia; bisogna saper contraccambiare i favori ricevuti; le promesse vanno mantenute; educare al rispetto e al perdono; fidarsi del proprio intuito; ascoltare il cuore e preoccuparsi dei più deboli”.
Un libro da non perdere, dunque, specialmente adesso che si avvicina la notte della Befana, la notte più magica dell’anno dove possono accadere prodigi di ogni tipo, un po’ come quelli che accadono nel meraviglioso libro di Antonio De Signoribus.
Antonio De Signoribus |