ovvero
Può una/un pistola sparare da sola/o?
A dieci giorni dalla sparatoria del parlamentare pistola alla festicciola nel paesotto del biellese, non si sa ancora chi abbia fatto bum: se il fascio-deputato, se altro pistola equipollente, se la pistola stessa scoppiettante di vita propria, se la Banda Bassotti o il gatto di casa molto incazzato o nonna Abelarda decisa a divertirsi un po'.
E più i giorni passano più il mistero è fitto.
Potremmo supporre che attori e comparse, opinionisti e giornalisti, polizie assortite e tutto il cucuzzaro vogliano replicare i virtuosismi logici del “giallo a camera chiusa” e la genialità di modelli letterari come E.A.Poe o John Dickson Carr.
E che si servano all’uopo di bugie che se ne vergognerebbe pure Pinocchio; di depistaggi da Fantozzi 007; di non-so-non-c’ero-e-se-c’ero-dormivo; di finte perizie e ipotesi scombicchierate per fatti che altrove si accerterebbero in 5-10 minuti e qui sembrano il sequel di Totò, Peppino e la malafemmina.
Va da sé, allora, che in questo teatrino nessuno è all’altezza. Non che avessimo dubbi.
Anche rinunciando a interrogarsi - per carità di patria - sul q.i. dei protagonisti (fulgidi seguaci della fiammante Fratelladitaglia), qui si vola molto basso anzi si resta proprio a terra.
Intanto non c’è nessuna stanza chiusa, c'è anzi a quella festa un via vai di politici e scorte, amici dei politici e delle scorte e parenti dei politici e delle scorte che neanche la buvette di Montecitorio nell’ora di punta quindi sempre; nessuno sparatore seriale all’orizzonte, del quale i profilers debbano portare alla luce psicotiche, tenebrose pulsioni.
E dunque. Qui siamo solo, brutalmente, davanti allo specchio di un’Italia in metastasi, dove il culto delle armi - totem di ogni governo di destra - s’è profondamente incistato; un’Italia che alle spese militari destina una fetta abnorme della spesa pubblica; che di arma – primitivo infantile oggetto del desiderio, prolungamento di virilità e rivendicazione di questa – arriva a dotare per legge corpi dello Stato fino a ieri disarmati e addirittura ne prevede un'altra, da detenere liberamente, aggiuntiva a quella d’ordinanza; che con logiche inquietanti arriva ad affidare le gestione di pandemie e di catastrofi ambientali a medagliati generali pennuti.
Metastasi profonde, come la seconda carica dello Stato affidata a un dichiarato cultore di nostalgie mussoliniane; come le prassi intimidatorie che fanno “identificare” (qualunque cosa voglia dire), come in un regime sudamaricano anni Settanta, l'inerme cittadino che grida Viva l’Italia antifascista al concertone scaligero salvo sdoganare come legittima manifestazione - o al più, derubricarla a folklore – la fascioadunata con saluto romano, non oceanica ma numerosa certo e paccuta, per commemorare le vittime dell’estremismo opposto in anni feroci e terribili.
Desolatamente vano, alla luce di tutto ciò, chiedersi chi abbia sparato a chi nel paesotto fratelloditaglia sperduto fra i monti: l’italianissimo sopire, troncare… presto vi si sovrapporrà come spessa coltre.
E tuttavia, bisognerebbe che una stanza chiusa davvero ci fosse, da qualche parte: per contenere non enigmi, no certo, quelli lasciamoli ai bei romanzi di genere.
Una stanza chiusa che le contenga tutte, le innumerevoli perniciose marionette di questo tempo infelice: libere fra loro di alzare il braccio a comando, di gridare “presente”, di circondarsi di busti mascelluti, di oltraggiare ogni giorno le libertà e i diritti che sono stati amati, conquistati e sofferti. E di farlo, come succede anche ora, senza che nessun garante della Costituzione e della legalità glielo impedisca…
E dovrebbe essere grande, molto grande, la stanza chiusa.
E buttar via la chiave.
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“… Son cose (…) da finirsi tra di noi, da seppellirsi qui, cose che a rimestarle troppo… si fa peggio (…) o vengon fuori cent’altri imbrogli.
Sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire”
(A.Manzoni, I Promessi Sposi, cap.XIX)
Sara Di Giuseppe - 10 gennaio 2024
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