Paola Tassetti: “La coscienza dell’occhio venne chiamata due cuori”
a cura di ALEX URSO
Ripatransone – FIUTO ART SPACE [con esposta bandiera palestinese] 27.4 – 30.6.2024
“GOD UNDERSTANDS”, Dio capisce. Purtroppo noi un po’ meno, specie se andiamo di fretta. Infatti per questa mostra “non basta uno sguardo, e neanche due”, per capirla ci vuole il suo tempo (d’aspetto)*.
Paola Tassetti non è facile, tanta è l’attrezzeria di scena. Però i suoi lavori sono geometrie pirotecniche che non si spengono, restano fisse sulla tela, le puoi osservare con calma in tutti i sorprendenti ingredienti. Un emporio del mondo. Se ti ci avvicini al ralenti come quando al telescopio cerchi una via in qualche galassia farai scoperte che non vuoi. Allora il tempo scompare tra le pause come in musica, tra sorprese e misteri e dolori.
Questioni umane di corpi, di “interni” mai visti, di materia e di colore, di composizioni ardite, di scomposizioni impossibili ma pensate, quindi possibili. Simil-figure intrecciate di vegetali e di animali, di presenze subacquee senza mare né acqua. Grandi insetti in agguato, ossa grigie scomposte come alberi d’Amazzonia, robot senza acciaio, paesaggi verticali di freddezza nordica, meccanismi dall’ingegneria improbabile, puzzle che formano ombre stregonesche e fiori come di vetro di Murano.
Ogni tanto appare qualche parte umana ma non nel posto assegnato, in collage con anime altrui, e bronchi azzurri, mani, ali di pipistrello, foglie, arabeschi di vegetazione ibrida poco decorativa ma evidentemente necessaria.
Opere di palcoscenico di teatro, con bizzarre storie mute che spaventano quanto basta, che insegnano senza troppo farsi capire, quasi sempre con quei fondali bianchi architettonici irreali pronti per altri fantasiosi contenuti vagamente ospedalieri. Intorno fioriscono, irradiandosi con leggerezza, fasci di scie tratteggiate di aerei invisibili calamitati da qualcosa: producono stati d’animo inquieti e ricorrenti, come a circoscrivere spazi di combattimento.
I quadri più piccoli, scuri, con moltitudini di colori intensi, sembrerebbero autoritratti di nature (morte) notturne, sazie di passioni e di emozioni poco allegre. Maschere della commedia dell’arte. E come sentinelle, occhi singoli sparsi, indagatori e adimensionati, secondo PT dotati di “coscienza”(!?).
Tanto che guardandoli di bolina con i tuoi, concentrato e senza distrazioni, può succederti di scomporti nell’intimo come davanti ad uno specchio della personalità.
Fino a sentirti (per un certo tempo*) “straniero nel corpo”.
*C’è un tempo d’aspetto come dicevo
Qualcosa di buono che verrà
Un attimo fotografato, dipinto, segnato
E quello dopo perduto via
Senza nemmeno voler sapere come sarebbe stata
La sua fotografia … [C’è tempo - Ivano Fossati]
PGC - 30 aprile 2024