MARTA BLUE – “SUMMER OF FEAR” a cura di Alex Urso [ph Ronan Chris Murphy]Ripatransone – FIUTO ART SPACE 10 agosto - 6 ottobre 2024
“Per fare certe cose ci vuole orecchio!”, ma non solo. Se tra le “certe (altre) cose” vuoi inventare – e con un piccolissimo budget farla funzionare – una piccola Galleria d’Arte Contemporanea in un borgo di campagna (magari un po’ digiuno dal punto di vista dell’arte moderna/contemporanea), l’orecchio ti serve poco se non hai fiuto. Perché, ad es., come scegliere e programmare gli artisti? Come ospitarne le opere in un spazio minimo? Come dare un senso alla sequenza di piccoli grandi eventi? Come attrarre gente distratta o poco curiosa, come appassionarla? Come “mettere in fila” gli artisti nel progetto che hai in mente? Come educare il borgo, e il circondario, a capire l’arte contemporanea? Come non perdersi?... Ci vuole fiuto, fiuto continuo. Alex ne ha, è artista, è del mestiere, ha voglia, è giovane, è del posto. Quindi (e già da un po’) ecco FIUTO. Di nome e di fatto. Sì, per fare certe cose… CI VUOLE (anche) FIUTO!
Anche la più recente mostra “SUMMER OF FEAR”- Estate di (o da) paura - ne è la dimostrazione. Quadri di foto di paura. Ma non le paure democratiche e volgari dei nostri tempi d’estate – la paura dei ladri, degli incendi, delle bombe d’acqua; non le paure morbide degli anni ’60 – quelle sentimentali che Bruno Martino cantava in “Odio l’estate”; non le paure di morte della guerra nell’estate del ’40. Marta Blue fotografa le paure metafisiche di oggi frugando come una TAC nei nostri inconsci, indagando su azioni o pensieri rimossi o trasformati in ricordi.
Paure di un certo odore, volatili ma concrete, insite nel nostro DNA o pronte ad entrarci, di cui siamo inconsapevoli o da cui essere affascinati. Foto cinematografiche un po’ alla Dario Argento ma in chiave pop. Foto surreali come certe canzoni di Jannacci, dove la timidezza può non farti capire la tragedia, i tormenti, la paura delle cose e della gente, o del nulla. Foto fittizie del reale, di profonda bellezza. “Estate di (o da) paura” dove la paura, audacemente fotografando anche se stessa, si lascia scoprire ma non comprendere, e vi intravvediamo un futuro che forse (non) è “un buco nero in fondo al tram” [E.J. - Io e te - 1979].
Magari anche la paura ha un fiuto.
PGC - 14 settembre 2024
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