In scala sono un po’ l’equivalente della motosega del presidente (si fa per dire) argentino Javier Milei, i due mazzi di carte da gioco che il sindaco di Ripatransone, Alessandro Lucciarini De Vincenzi ha fatto trovare in bacheca qualche giorno fa ai dipendenti comunali con un ordine di servizio tipo “oggi giocate a carte” o giù di lì, per sottolinearne pubblicamente - ironicamente, dice lui - il fancazzismo.
*(v.cronaca)
La motosega, nell’immaginario plasticamente primitivo del capelluto Milei dovrebbe evocare le “misure di riduzione dello stato libertario”; così come i mazzi di carte, nel loro altrettanto primitivo (e presunto) simbolismo, veicolerebbero il messaggio di vituperio per i fannulloni comunali.
Non bastasse, cotanto sindaco s’è fatto intervistare e toccando vette di lirismo ha dissertato sul valore nobilitante e formativo del lavoro, gradino perché si compiano le magnifiche sorti e progressive dell’umano genere, e via poetando.
Me cojoni…
Stabilite le opportune differenze anche tricologiche fra i due soggetti, è tragicamente chiaro che il Milei nostrano difetta di alcuni fondamentali riguardanti il ruolo e la funzione ricoperti.
La trovata carnascialesca volta ad inchiodare i fancazzisti comunali può andar bene se parli al bar, o giocando a bocce, a briscola, a freccette o a quello che ti pare. E comunque toglietegli il fiasco.
Da sindaco - pare lo si studi già in terza elementare - persegui a norma di legge i fannulloni rubastipendio conclamati e comprovati; se inoltre decidi che esemplarmente debbano essere additati al pubblico ludibrio, ne indichi i nomi.
Invece ha sparato nel mucchio, il sullodato.
Il ricorso alla pasquinata deve averlo fatto sentire particolarmente corrosivo e forse divertente. Ma ahimè, temiamo si siano divertiti solo lui e qualche milione di italiani che ne hanno appreso le gesta dai notiziari nazionali.
Tocca purtroppo constatare come in paese la vicenda, pur stigmatizzata da molti – se non altro per la figura da cioccolatai che il sindaco ha regalato alla sua cittadina a livello nazionale – non abbia generato un corale moto di indignazione espresso a piena voce e con i toni duri che ci si aspetta in tali casi.
Salvo il tiepidino comunicato della minoranza in Consiglio Comunale e quello in sindacalese del sindacato, appunto, nessuna indignata sollevazione collettiva di tutti gli offesi da un’accusa irresponsabilmente generica che colpisce indiscriminatamente e fa il giro del Belpaese come una pittoresca barzelletta. Silenzio da parte dei cittadini, i quali criticano ma sottovoce, eh! che nessuno ci senta!
In fondo sono cosucce: perché trovare scandaloso - e addirittura osare dirlo a voce alta! - che un sindaco ricorra ad una trovata clownesca (offensiva per tutti i lavoratori che non c’entrano, e che trascina la sua cittadina nel ridicolo) per colpire alcuni lavoratori inadempienti?
Tutta la vicenda dice parecchio sulla qualità del nostro ceto politico e amministrativo; altrettanto lunga la dice sul servilismo tremebondo - e per ciò stesso connivente - che impedisce ad una cittadinanza, alle sue istituzioni, alla sua stampa, di reagire a così desolante autoritarismo privo di autorevolezza.
*https://bologna.repubblica.it/cronaca/2025/02/22/news/ripatransone_ordine_sindaco_alessandro_lucciarini_de_vincenzi_tornei_carte_orario_lavoro-424020815/
Sara Di Giuseppe - 25 febbraio 2025
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