13/04/25

CARNEVALE ITALIANO

ovvero

 Carloterzo, Camillareginaconsorte, la servitù italiota

Cerimoniali da ottocento asburgico, quelli che hanno accolto la regal coppia decisa a festeggiare il ventesimo di matrimonio nel paese (il nostro) rimasto forse l’unico – oltre al loro - ad andare in deliquio all’apparir di teste coronate all’orizzonte. 

La Francia per esempio, che le cose le fa(ceva) in grande, se ne sbarazzò già – e non si può dire non sia stato spettacolare – a fine Settecento, e successivamente ne ha mandati a ramengo altri, pur senza rotolamento di teste. 

Noi stessi, che in gran ritardo lo siamo sempre, le abbiamo mandate a quel paese a metà del secolo breve (salvo ritrovarcene i dorati rampolli ad infestare le riviste di gossip e gli show televisivi. Sugli amorazzi tra la svalvolata Beatrice di Savoia e l’attorgiovane povero-ma-bello Maurizio Arena, per dire, hanno campato generazioni di “Oggi” e “Gente” ecc., insomma i giornali - si fa per dire - che più monarchici li trovi solo oltre Manica).

 

Imbarazzante il quadro d’insieme: dalla pompa magna dell’accoglienza istituzionale (la bellastatuina Mattarella, la fratelladitagliamelona, le Forze Armate panciaindentropettoinfuori, le Frecce italiche e quelle britanniche, le divise scozzesi e le cornamuse alla cena di gala con oltre cento invitati: tutto pagato da noi popolo bue), agli aerei caccia che ne hanno scortato il volo, alla “folla festante schierata lungo i percorsi”, alle cronache televisive e giornalistiche a orgasmi unificati per fascinazione da teste coronate.

Sarà che noi italioti coltiviamo nostalgie di variegato e oscuro genere; sarà che, mai del tutto cresciuti, amiamo le fiabe con re e regine, principi e principesse; sarà che non ci siamo mai liberati della scorza colonialista, talchè guardiamo con la puzza al naso quelli che arrivano dal mare che anzi è meglio fermarli prima cioè in mare (Salvini e Meloni docent), i pesci ringraziano, devono pur mangiare; sarà che ci scordiamo le nefandezze dei colonialismi (e quello britannico ne ha fatte di tutti i colori, ma anche il nostro non scherzava per niente) al quale l’altra metà del mondo deve lo stato miserando in cui versa… (e lo sa!)

 

Insomma, è tutto un complesso di cose - canterebbe Paolo Conte - al quale forse non è estraneo un certo richiamo della foresta, considerato che il Regno Unito è il più accanito e infoiato guerrafondaio e fautore del riarmo europeo e dell’armare l’Ucraina fino alla morteE che fu proprio Boris casco-d’oro Johnson a sabotare a Istanbul  l'accordo russo-ucraino nella primavera del ’22.
 
Coincidenze? 
 
Chissà se il sofferente papa gliene ha chiesto conto, visto che tra le istituzioni è l’unico che abbia parlato contro la guerra (beccandosi del putiniano dalle anime belle della politica e del - sedicente - giornalismo).

 

Imbarazzante il leccaculismo di tutto il ceto politico e di sgoverno a camere unificate plaudenti da spellarsi le mani, per lo show in cui il simpaticone ha massacrato la lingua italiana vendicandosi – come dargli torto? – dell’inglese di Renzi e di altri impresentabili prima di lui.

Che ci è successo? Quale paralisi cerebrale ha colpito una nazione che ha tra i principali motivi di orgoglio l’aver cacciato i sovrani (dalle rivoluzioni dell’'800 fino alla monarchia fascista del secolo scorso)? 
Quale regressione mentale e culturale ci fa apparire perfino più imbecilli degli stessi sudditi britannici nel reggere lo strascico a teste coronate sul vacillante trono del loro anacronistico parassitismo?

 

È di certo un problema di (nostro) ceto politico, e parimenti di qualità dell’informazione. 

Se è mortificante assistere alla genuflessione delle più alte cariche istituzionali e dell’intero Parlamento ai rappresentanti di un potere monarchico tanto ridicolmente pomposo quanto fuori dei tempi e della realtà, lo è altrettanto assistere al sedicente giornalismo ridotto a commentare il carnevale italiota durato tre giorni; a prestare entusiastiche voci e riprese televisive alle res gestae italiche dei sovrani; ad esultare per il gelato del Giolitti a Roma, per la visita al Colosseo con Albertoangela incorporato, e via leccando…

Incontinenza di immagini e commenti, servilismo e retorica, epocali scemenze a reti e giornaloni unificati: signori, lo spettacolo è qui. 

Fuori del recinto di questo Carnevale italiano, c’è la vita reale: c’è un paese arreso alla propria irrilevanza - politica, economica e ormai, ahinoi, anche culturale –  mortificato da un ceto politico di rara inettitudine; al quale - col codazzo di un’informazione prezzolata da copiosi finanziamenti statali e per ciò stesso appecoronata - capitano a fagiolo le due patetiche cariatidi (reperti di un mondo che non esiste più e non li vuole più) per distrarre le masse dal volto arcigno di un potere - il proprio - sempre più illiberale e autoritario, inetto e muscolare, corrotto e intollerante del dissenso. 

Purtroppo non è successo - ma poteva succedere e potrebbe, prima o poi - che in mezzo al fragore di Frecce tricolori e di grottesche parate militari, nell’incedere di sovrani bolliti e acclamati come star, nello sventolio di bandierine che compiacenti maestre hanno messo in mano agli ignari bimbetti delle elementari, una vocina fra queste si levasse per gridare ai presenti “Ma il re è nudo!”.

E chissà, forse in quel momento il Carnevale sarebbe franato come una maionese impazzita e tutti, finalmente, avrebbero visto chiaro / d’ una chiarezza allucinante…*

 

*V.Majakovskij, Di Questo.
 
Sara Di Giuseppe - 12 aprile 2025

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