11/04/25

IL CIELO – della poesia – IN UNA STANZA


foto Federico Del Zompo

Barbara Eramo  Cantando Emily

Barbara Eramo /voce, ukulele, electronics   Andrea D’Apolito /armonium, chitarra acustica   Emanuele Bultrini /chitarra elettrica  
Rassegna Musicale In-Art  [VII EDIZIONE]       S. Benedetto Tr. - TEATRO CONCORDIA  - 25 marzo ’25  h22.00
 
      Sembra che le sue duemila poesie Emily Dickinson le abbia scritte, negli anni, praticamente tutte in una stanza. Chissà se anche, di tanto in tanto, guardando il “cielo” di quella stanza: il soffitto (viola?) e le pareti, magari cantando lei stessa sottovoce alcuni suoi versi, prima di chiuderli (nasconderli?) nei cassetti. 
Stasera mi vengono questi pensieri, ascoltando Barbara Eramo cantare Emily come se anche il nostro teatro fosse scoperchiato e si vedesse il cielo, e non avesse più pareti ma alberi, alberi infiniti. “The Mind lives on the Heart”, la mente vive nel cuore - dice Emily e canta Barbara. Devo dirlo a Gino Paoli.

      Non è un concerto qualsiasi. Ci vado anche un po’ prevenuto: per l’americana Dickinson poco conosciuta benché famosa, per la Eramo mai ascoltata benché molto apprezzata (specie per le sue esclusive e raffinate scelte artistiche fuori dal mucchio), per i suoi due fidi musicisti ovviamente bravi ma sulla stima, per la strana fusione (per me tutta da scoprire) voce-chitarre-armonium-ukulele-electronics e per l’autorevole ma difficile repertorio di poesie “tradotte” in canzoni impegnative nei testi e nelle musiche, mica canzonette…

      A sinistra su un cavalletto, ecco l’armonium questo sconosciuto (almeno in queste forme): una valigetta di legno biondo con gli angoli rinforzati come sulle cassette della frutta, o su quelle magiche dei maghi da dove esce una colomba o la fanciulla segata col trucco. Verso di noi ha l’incorporato ansimante mantice-a-mano e dietro, nascosta, l’invisibile minuscola tastiera (1 o 2 ottave), che fabbrica - anziché robe da maghi - note singole “legate” quasi sempre di basso, ma piene e profonde, avvolgenti, direi mistiche. Più che un’armonica, mi sembra un organo che vibra… per te e per me… nel… ciel... 

Con voce baritonale, Andrea D’Apolito fa anche altre note d’organo e pure il corista, oppure prende la chitarra, non si fa mancare niente. E noi che eravamo rimasti all’armonium della messa, monumentale, severo e buio come un confessionale, i pedali duri e pesanti da spingere peggio che nelle salite per ricavare suoni stirati, sempre affamati d’aria.
      Di là Emanuele Bultrini è il chitarrista che può far tutto e bene, pure l’orchestra, con l’elettronica! Ma per Emily inventa speciali note di poesia, quasi parole. Dipinge silenzi, emozionali pause d’attesa, finzioni teatrali, specchi (sonori) d’epoca: urgenti gioielli, di colore e di canto. Cose simil-jazz, mica ottocentesche...

 

      Barbara Eramo infine è la più bella scoperta della serata, ma è difficile spiegare o solo raccontare, come. Lei lo sa: alla fine ti dà il vinile e il cd, la sua scrittura, e soprattutto ancora parole di passione per il suo lavoro di ricerca su Emily per Emily. Come se il concerto continuasse. (nel teatro che per soffitto ha il cielo…)

PGC - 9 aprile 2025

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